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"Moltiplicano i costi". Il piagnisteo delle Ong contro il governo

Il giro di vite di Matteo Piantedosi sulle Ong sta funzionando: lo dimostrano le rimostranze degli attivisti, che lamentano ipotetiche violazioni di libertà

"Moltiplicano i costi". Il piagnisteo delle Ong contro il governo

Il nuovo decreto di Matteo Piantedosi per fermare l'immigrazione illegale ha colto nel segno. Niente porti chiusi ma garanzie di sbarco in Italia per le navi delle Ong a patto che le organizzazioni rispettino sette requisiti fondamentali. In caso contrario sono previste multe e confische dei mezzi. Una stretta annunciata e attuata dal ministro degli Interni, che ha deciso di perseguire l'intento di ridurre gli arrivi illegali rallentando le partenze dal nord Africa. E che queste nuove misure abbiano colto nel segno lo dimostra la sollevazione delle organizzazioni, sul piede di guerra contro l'Italia.

Tutte le organizzazioni ora piagnucolano contro le disposizioni del governo, in particolare contro l'indicazione di fare immediata richiesta di un porto dopo il primo intervento. Il governo vuole evitare che le navi delle Ong stazionino al largo delle coste libiche per fare il pieno di migranti, incentivando così le partenze coi barconi dalla Libia dei trafficanti di esseri umani. Niente più pattugliamenti, quindi, per le Ong, che dovranno raggiungere il porto assegnato senza ulteriori ritardi. Nelle ultime settimane è capitato che alcune navi, dopo aver ricevuto l'indicazione del porto, abbiano eseguito un secondo intervento, più che raddoppiando la presenza di migranti a bordo. Una situazione che il governo vuole evitare che si ripeta.

"Il decreto Sicurezza votato dal Consiglio dei ministri riduce drasticamente le possibilità di salvare vite in mare, limitando l’operatività delle navi umanitarie e moltiplicando i costi dei soccorsi per tutte le Ong in mare", dicono da Emergency. Dall'Ong di Gino Strada alzano la voce anche contro l'indicazione del governo italiano di effettuare le richieste d'asilo già a bordo della nave, che è territorio di competenza dello Stato battente bandiera: "Le linee guida dell’Organizzazione Internazionale Marittima (IMO) sono chiare: qualsiasi attività al di fuori della ricerca e salvataggio deve essere gestita sulla terra ferma dalle autorità competenti e non dallo staff delle navi umanitarie". Anche dalla Ong Sea-Eye si lamentano per lo stesso motivo, adducendo ipotetiche limitazioni sulla Germania: "Le nuove regole interferiscono anche massicciamente con la responsabilità e la libertà del nostro Stato di bandiera senza alcuna base nel diritto internazionale".

A tutte queste rimostranze ha risposto la stessa

html">Giorgia Meloni in un passaggio dei suoi appunti: "Abbiamo varato in Consiglio dei ministri un decreto che riguarda soprattutto la vicenda delle Ong e che ha come obiettivo il rispetto del diritto internazionale, che non prevede che ci sia qualcuno che può fare il traghetto in mare, e fare la spola con gli scafisti per trasferire gente da una nazione all'altra".

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