Monza sfratta la Lega. E il Pd si ritrova al comando

il sindaco uscente Mariani (Carroccio) agttacca: "Ci hanno mandati al massacro"

Monza sfratta la Lega. E il Pd si ritrova al comando

nostro inviato a Monza

Non era un voto come tutti gli altri. Perché Monza è la terza città della Lombardia, perché sono andati alle urne in quasi 100mila e perché la Brianza, anche per questioni di residenza, è sempre stata il cuore dell’universo berlusconiano. Una terra ad alta vocazione imprenditoriale che proprio in tempi di crisi e di misure per arginarla diventa per la politica un termometro importante. E qui per il Pdl si può parlare di sconfitta, ma non certo di disfatta. Ballottaggio centrato con un consolante 20,2 per cento raccolto dal presidente dei farmacisti italiani Andrea Mandelli, appoggiato anche dalla Destra di Francesco Storace e sfida con Roberto Scanagatti (38,3), un candidato classico del centrosinistra targato Pd. Nulla a che vedere con il vento rosso mascherato d’arancione che giusto un anno fa con Giuliano Pisapia spazzò Milano. Ne esce ammaccata, invece, la Lega con il sindaco uscente Marco Mariani, medico e amico personale di Umberto Bossi che raccoglie appena l’11,2 per cento. Avanzata dei «grillini» che con Nicola Fuggetta balzano al 9,5 per cento e crollo del Carroccio in tutto il resto della Brianza che tra diamanti e lauree comprate, non crede più nella Padania. Da brividi l’affluenza che proprio a Monza fa registrare un pauroso meno 14 per cento e votanti sotto il 60 per cento. E c’è da dire che a mancare non era certo la possibilità di scegliere, visto che i candidati sindaco erano ben 11, le liste 20 e i pretendenti a un posto da consigliere oltre 600. Proprio così, seicento.
Ora l’appuntamento è fra quindici giorni. Con i colonnelli lombardi del Pdl che hanno già cominciato il corteggiamento della Lega. Perché proprio qui a Monza cinque anni fa, anche se erano altri tempi, l’alleanza col Carroccio consentì di strappare Monza alla sinistra. E già al primo turno, con un 53,5 per cento dei voti che chiuse subito la partita. Cifre che il borgomastro Mariani, davvero furioso, ha ben chiare. «Che finiva così, l’avevo già detto tre mesi fa ai miei dirigenti - l’atto d’accusa pesantissimo scagliato contro la Lega - Adesso qualcuno mi spiegherà perché tanta gente è stata mandata al massacro». Chiaro il riferimento alle sue richieste di correre insieme al Pdl, respinte da Bossi in persona. «Noi - spiega Mariani - avremmo fatto l’alleanza in due minuti, ma ha prevalso la ragion di Stato». Ovvero gli equilibri romani quando la Lega viaggiava ancora con il vento a favore e gli scandali erano lontani. E «a Monza è stato un errore, prima di perdere una città come questa, ci si sarebbe dovuto pensare bene». Parole dure a cui il triumviro Roberto Maroni replica altrettanto aspro. E a proposito di Monza, dice che «non è un risultato brillantissimo per la Lega, hanno contato molto i candidati». Ma per ora da via Bellerio ancora nessuna decisione sull’indicazione di voto da dare ai leghisti al secondo turno.
Soddisfatto di un risultato forse alla vigilia insperato è invece Mandelli, l’uomo pescato nel mondo delle professioni e voluto da Silvio Berlusconi che non a caso proprio a Monza ha fatto la sua unica uscita elettorale. Una campagna elettorale fatta per strada lo ha fatto rapidamente risalire nei sondaggi. E ieri il risultato s’è visto. «Monza è sempre stata una città moderata - il suo primo commento al voto - E quindi con un ragionamento serio, i moderati ora si ricompatteranno». Ci sarà comunque da rimontare. «Monza - assicura lui - non cederà alla tentazione di andare a sinistra». Fiducioso anche il coordinatore regionale lombardo del Pdl, il senatore Mario Mantovani.

«La coalizione di centrodestra - spiega - è andata divisa e ha dunque avuto penalizzazioni importanti. Ma nei ballottaggi faremo valere le nostre ragioni. Contrapponendole a tutto il solito armamentario che sta mettendo in campo la sinistra».

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