Era morto tra le braccia della madre Mirò, due anni appena, che abitava a sulle alture di Genova con la sua mamma e il padre del suo fratellino da poco nato. Una morte arrivata dopo due giorni di «brividi e tremori», uno stato che sembrava una febbre, diceva sua madre. Uno stato che faceva pensare alla meningite, comunque una morte che non aveva mai convinto del tutto il pubblico ministero che già allora dispose l'autopsia sul corpicino del piccolo e adesso, ricevuti i risultati degli esami tossicologici sui liquidi e sugli organi di Mirò, ha deciso di indagare sua madre per omicidio colposo. Dagli esami infatti sembra che Mirò abbia assunto difenilpropilamina, un oppioide sintetico simile al metadone e che per quello sia morto.
La tragedia risale allo scorso 31 ottobre quando la donna chiama il 118 e dice che il piccino sta male, dorme, trema e non vuole svegliarsi. All'arrivo dei soccorsi non c'è purtroppo più nulla da fare. Si sospetta una meningite. I test tossicologici dimostrano un'altra drammattica verità. nei tessuti dell'intestino e nel liquidi biologici tracce significative di un oppioide sintetico simile al metadone. Appena il magistrato ha ricevuto le analisi dell'esame tossicologico ha disposto l'iscrizione nel registro degli indagati la madre per omicidio colposo. Si tratta di capire se Mirò ha assunto il metadone per caso oppure no, se nel'abitazione ci fosse del metadone e chi ne facesse uso, se il flacone sia stato lasciato incustodito.
Intanto, ma per gli inquirenti si tratta di una coincidenza, nella stessa giornata il tribunale dei minori di Genova ha disposto l'allontanamento dell'ultimo figlio della donna dal nucleo familiare per indigenza. In poche parole, la nuova coppia non sarebbe in grado di mantenere l'ultimo nato. Mirò un padre non l'aveva più: si era suicidato in carcere quando lui era nato.
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