LE MOSSE DEL CAVALIERE

RomaIl «terremoto Berlusconi» scuote il Pdl, provoca entusiasmi, determina sbandamenti, rimescola le carte e in un batter di ciglia ridefinisce i contorni di un partito alla ricerca di nuovi equilibri.
Di fronte a un rientro così tumultuoso e pesante, le scosse di assestamento tra le varie anime del Pdl sono inevitabili. Il contraccolpo più forte si registra sulla sponda destra, dalle parti degli ex An. Tra loro in queste ore il nervosismo è palpabile e neppure troppo sotterraneo. La candidatura di Berlusconi sta, infatti, agendo come detonatore dei malumori annidati nell'area proveniente da Via della Scrofa. Nuovo simbolo e nuovo nome, infatti, dal punto di vista statutario praticamente equivalgono alla fondazione di un nuovo partito. Una sorta di tabula rasa che rischia di rimettere in discussione quote e clausole di garanzia.
A questo punto tutto si gioca sulle preferenze, grande battaglia d'estate per il mondo ex An che guarda con interesse assoluto alla riforma che dovrebbe demandare la scelta dei candidati direttamente al popolo sovrano. Per Ignazio La Russa, Maurizio Gasparri, Giorgia Meloni, Massimo Corsaro, Pietro Laffranco, Fabio Rampelli, solo per citarne alcuni, le preferenze rappresentano una garanzia contro lo spettro della cooptazione e di una (improbabile) marginalizzazione da parte dei berlusconiani. Una condizione di sopravvivenza oltre che una riserva di indipendenza per l'universo storico della destra. «Il rischio - ammette un esponente di quest'area - è quello di ritrovarci a dover fare i conti con la proposta di un modello spagnolo come frutto di una mediazione politica o come via di uscita dal binario morto dei veti contrapposti. Oppure di ritrovarci in aula con il Pd che chiede lo scrutinio segreto e il 60-70% degli ex Forza Italia che votano per mantenere le attuali liste bloccate». Per tacitare questi timori Ignazio La Russa sta portando avanti direttamente e in prima persona contatti e colloqui con le altre forze politiche. Ha parlato con Pier Ferdinando Casini dal quale ha avuto assicurazioni sul fatto che i centristi sulle preferenze fanno sul serio. E uno scambio di opinioni, anche questo apparentemente positivo, si è svolto con Roberto Maroni.
In ogni caso gli ex An vogliono seguire passo dopo passo la trattativa proprio per mettersi al riparo da eventuali sorprese. Il sospetto, nutrito da alcuni esponenti, è che la battaglia sulle preferenze possa essere una sorta di contentino, un calmante con cui tenerli buoni in questa fase ma che i dirigenti provenienti da Forza Italia non siano disposti a tenere fino in fondo le posizioni.
Di certo se la riforma elettorale e il cammino verso le preferenze dovesse interrompersi, la prospettiva della creazione di una forza di destra potrebbe immediatamente riacquistare vigore. I test sull'appeal politico di questa creatura sono già stati fatti e il riscontro dei sondaggi (anche in assenza di personalità di primo piano come Gianni Alemanno e Altero Matteoli, poco propensi a percorrere questa strada) viene giudicato soddisfacente. In questo senso molti stanno alzando il pressing su Giorgia Meloni, chiedendole di farsi trovare pronta. Tutti o quasi individuano in lei la candidata ideale per guidare una formazione di questo tipo. Venerdì, ad esempio, Francesco Storace ha risposto su Twitter a un utente che esprimeva un auspicio («che la destra diventi presto il nome comune di un'area politica che in Italia avrebbe un grande seguito») con una sorta di endorsement per l'ex ministro delle Politiche giovanili.

«Se Giorgia se sbriga...». Una battuta, certo, ma anche un indizio che fa capire come su questa carta di riserva si stia lavorando. Con l'auspicio di poterla riporre nel mazzo per imboccare la strada maestra delle preferenze.

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