Nasce il partito degli espulsi da Grillo

Si chiama Movimento revolution, definisce il comico "pirla coi capelli settecenteschi" e paragona M5S a Scientology

Il comico Beppe Grillo
Il comico Beppe Grillo

Roma - Si definiscono «grillini evoluti» e il nome dice tutto. Hanno fondato un gruppo dal nome «Movimento Revolution» molto attivo sul web, su Facebook, su Youtube. Il loro motto è «andiamo oltre, oltre Beppe Grillo, oltre la vecchia politica, oltre tutte le dispute che ci sono state fino a oggi». Si permettono il lusso di accostare il comico genovese a tutta la paccottiglia politica tradizionale: «Siamo tutti stanchi di essere sottomessi a tutto, basta con Pd, Pdl, Udc e basta anche con Beppe Grillo». Ma a toccare Grillo qualche preoccupazione devono pure nutrirla se è vero che il sito è definito «di testimonianza senza paura». Roba da brividi.
Il contro movimento dei grillini-senza-Grillo si sta organizzando. Sono sempre di più gli esodati dal comico genovese e sono molto arrabbiati. Per stasera è anche prevista una riunione in collegamento Skype con i vari gruppi locali. Sul loro sito (movimentorevolution.it) hanno la posizione di molti grillini di seconda generazione: rispetto ambiguo per il carisma del leader genovese, diffidenza pura per Gianroberto Casaleggio: «A differenza di quello che pensate - si legge nella home page del movimento - cari grillini, voi non siete i nostri nemici. Forse siete ingenui, forse sprovveduti, forse fate qualche cazzata, ma non siete IL problema». E IL problema è «un pirla con i capelli settecenteschi che vuole pure fare il padrone». «Noi sappiamo come funzionano le cose - si legge poco dopo - siamo ex grillini. Andiamo oltre noi stessi, lasciamo perdere le sciocchezze e cambiamo l'Italia. La differenza è che noi col mondo del Milionario Grillo e della Casaleggio associati non ne vogliamo avere a che fare». Sgangherature grammaticali a parte, un concetto molto chiaro.
Una delle pagine Facebook create dal Movimento Revolution ha un nome che non pecca certo di scarsa chiarezza: «Vaffanculo Beppe Grillo», che conta 3.331 iscritti e che ha come manifesto raccogliere «tutte le testimonianze delle ingiustizie di Grillo nei confronti del Grillini». Ad animarlo è Massimo Dini, 38 anni, che vive a Parma, città laboratorio del grillismo di lotta e soprattutto di governo.
Ma tra i leader dei «grillini evoluti», il più in vista è forse Gaetano Vilnò, che Grillo etichetta come «infiltrato della destra» e che da tempo si è messo in testa di mettere in luce il lato oscuro del Movimento 5 Stelle, raccogliendo testimonianze di ogni genere e maturando anche una certa compassione nei confronti di chi ancora crede in Grillo: «Ormai solo una persona con scarsa capacità critica non vedrebbe la situazione - scrive in un post -. Beppe Grillo sta portando avanti il suo movimento privato, intestato a lui con tutti i diritti del caso».
Vilnò, 39 anni, è stato uno dei primi epurati da Beppe Grillo, nel 2009. Motivo? Secondo lui semplicemente «aver fatto alcune domande». In un video postato su Youtube Vilnò ricorda che «all'interno del Movimento 5 stelle non può esserci democrazia, anche perché l'unico leader riconosciuto è Grillo». La descrizione che Vilnò fa del M5S lo fa somigliare più a Scientology che a un movimento politico: «I grillini spesso entrano in buona fede, poi si ritrovano ad avere a che fare con una situazione che non riescono a gestire. Grillo fa le regole, decide le iniziative, ha fatto il programma senza sapere neanche chi lo ha stilato e senza voto elettronico, ha deciso i candidati». E chi non ci sta? Viene diffidato attraverso il blog o addirittura con una lettera di uno studio milanese di avvocati: «Grillo ha messo gli avvocati del Movimento 5 Stelle a disposizione contro i grillini stessi». Quanto alla torre d'avorio mediatica, la spiegazione sta nel fatto che «Grillo non ama il contraddittorio, anche perché non saprebbe come rispondere. Lui preferisce i monologhi di mezz'ora, un'ora e poi andare via». È anche questo il motivo per cui il comico genovese non entra in politica di persona: «Lui ha interesse all'indotto della politica mediatica. Del resto lui fattura 5 milioni l'anno, ma i grillini non devono prendere soldi, e se rivestono qualsiasi carica devono firmare delle dimissioni in bianco, così che se Grillo si sveglia domani e vuole lasciare a casa qualcuno lo può fare».


Cosa successa a Filippo Boriani, consigliere del quartiere Saragozza di Bologna sbattuto fuori dal Movimento per aver taciuto su suoi precedenti mandati consiliari, senza nemmeno avere avuto la possibilità di difendersi. Alla faccia della politica dal basso.

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