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Natalità, De Palo: "Ora il governo approvi il quoziente familiare"

Gigi De Palo, presidente della Fondazione per la natalità, ci racconta le sue aspettative sulla quarta edizione degli Stati Generali della Natalità

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"Vorrei che tutto il sistema Paese e il mondo della politica, quello che ha le responsabilità maggiori, si prendesse in carico la volontà di attuare politiche impattanti". Gigi De Palo, presidente della Fondazione per la natalità, ci racconta le sue aspettative sulla quarta edizione degli Stati Generali della Natalità che prenderanno il via domani mattina.

Non vede miglioramenti rispetto agli anni scorsi?

"Per ora è come se stessimo andando contro un muro a 200 km/h, ma non si vedano i segni di frenata sull’asfalto. I dati dello scorso anno, infatti, sono molto peggiori del precedente. Se nemmeno i dati ci scalfiscono, allora dobbiamo alzare il tono della voce”.

Ma i dati cosa dicono?

“Nel giro di un anno abbiamo perso altri 14mila nuovi nati. Lo scorso anno erano 392mila, mentre quest’anno sono 379mila. Sono dati preoccupanti perché stanno diminuendo i giovani, i bambini non nascono e gli adulti invecchiano. Invece di gioire per il fatto che in Italia viviamo sempre più a lungo, abbiamo il problema che questo viver bene potrebbe portare al crollo del sistema pensionistico e di quello sanitario. Se non ci sarà un ricambio intergenerazionale anche il Servizio Sanitario Nazionale gratuito sarà a rischio”.

In questi quattro anni è cambiata la percezione dei media sul tema della natalità?

“Sì, la percezione è cambiata. Il nostro lavoro di Fondazione è stato quello di trasformare un tema che all’epoca riguardava solo l’Istat in un tema popolare. Oggi, ogni giorno, escono 2-3 articoli di approfondimento sulle cause e sui dati della denatalità. Il problema è che non ci siamo ancora dati un obiettivo. Se le proposte/soluzioni di cui parliamo non diventano operative è inutile. Penso alla riforma fiscale, ai servizi aggiuntivi, alle tutele dei lavoratori e delle lavoratrici, aiuto ai giovani per un lavoro non precario”.

Le politiche degli ultimi anni non bastano?

“L’unica cosa davvero impattante è stato l’assegno unico che doveva essere migliorato anno per anno. Serve un cambio di mentalità che segni la fine delle politiche dei bonus e serve soprattutto una riforma seria che incida e che rimanga nel tempo come quella del quoziente familiare che hanno fatto in Francia”.

Cosa chiedete al governo?

“L’interlocuzione col governo è buona, ma non basta. Chiediamo a tutti di portare avanti un’alleanza vera, grande e solida che comprenda maggioranza e opposizione, banche e imprese, tutti insieme perché i governi passano, ma il problema rimane. Chiediamo che ci siano politiche che consentano ai giovani di vedere il lavoro come un qualcosa di strutturale e che gli permetta di fare dei progetti. Poi, ribadisco: chiediamo il quoziente familiare, che è previsto anche dal programma di governo. Se oggi fare figli significa solo pagare più tasse, non cambia nulla”.

Le transfemministe, però, sono pronte a protestare contro gli Stati Generali della Natalità?

“Stanno facendo un po’ di confusione. Da quel che dicono si capisce che non gli è ben chiaro chi siamo noi. Pensano che questo sia un evento del governo. Noi siamo una realtà della società civile totalmente indipendente che interloquisce con le Istituzioni e che non ha legami con partiti politici. È come se protestassero contro Save the children”.

All’evento parteciperà anche papa Francesco…

“Noi invitiamo sempre tutte le Istituzioni e il papa è sempre venuto.

È un tema che gli sta molto a cuore perché riguarda l’Italia, ma più in generale l’Europa che deve riflettere e decidere se esserci o non esserci”.

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