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"Nei regimi il potere sta nel partito". Così Montanelli descriveva il comunismo

Il fondatore de il Giornale diede una lettura brillante del comunismo, spiegando che i suoi seguaci "non hanno lo Stato nel sangue, hanno i partiti"

"Nei regimi il potere sta nel partito". Così Montanelli descriveva il comunismo
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Per capire la sinistra di oggi è necessario guardare a quella di ieri, da cui oggi in tanti prendono spunto, e la definizione più calzante del comunismo in chiave istituzionale la diede Indro Montanelli, tra i giornalisti più illuminati del Novecento. "I comunisti non hanno lo Stato nel sangue, hanno i partiti. Stalin non è mai stato capo dello Stato e nemmeno capo del governo: era capo del partito. Il potere, nei regimi comunisti, non sta né nello Stato né nel governo. Sta nel partito", disse il fondatore de Il Giornale in una delle sue analisi, tutt'oggi attuali.

Quel che intendeva dire Montanelli è facile da capire e tratti di questa lettura si possono scorgere anche nella sinistra di oggi, quella che si reputa la vera frangia rossa del Paese, che contesta l'opposizione parlamentare. Avere lo Stato "nel sangue", come diceva il direttore, significa incarnare il sentimento istituzionale, la fedeltà alla Nazione e alle sue strutture come valori primari, attriburne un valore talmente alto da essere "sangue", carnalità. Il che contrasta con la visione comunista, anche del PCI che a quei tempi era parte dell'arco parlamentare perché, per quanto partecipasse alle elezioni e alla vita democratica italiana, non era ideologicamente legato a questo tipo di Stato. Questo perché il comunismo, per sua costituzione, ha una natura intrinsecamente rivoluzionaria e anti-sistema. Nella logica comunista, come ha spiegato Montanelli, esiste il partito come unico credo al quale offrire lealtà: è l'unica entità al quale un comunista si sente legato.

Perché il partito, per quella lettura, non è semplicemente uno strumento per partecipare alla vita dello Stato, ma ne è l'organo sovrano e il fine ultimo dell'azione politica. Ed è Iosif Stalin l'emblema di questo sistema, che pur non avendo mai ricoperto un ruolo istituzionale, proprio perché i comunisti sono anti-sistema, è stato guida e padre politico: erano assoggettati a lui le cariche formali di Capo dello Stato o di Capo del Governo, figuranti di facciata a lui subordinati.

Nella chiusura del ragionamento di Montanelli c'è l'essenza del comunismo, che svuota lo Stato di qual si voglia significato, potere e ruolo, trasformandolo in uno strumento del partito. Ed è in questa logica che si cela la natura antidemocratica di questo sistema, una dinamica tipica del blocco orientale che, secondo Montanelli, il Pci avrebbe voluto riproporre anche in Italia.

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