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Il nervosismo dell'ex premier nelle chat con i suoi sodali: "Ora basta con i litigi inutili"

La preoccupazione che l’affare potesse sfumare: «Lavorare insieme per l’obiettivo: il risultato può essere importante»

Il nervosismo dell'ex premier nelle chat con i suoi sodali: "Ora basta con i litigi inutili"

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Il nervosismo dell'ex premier nelle chat con i suoi sodali: "Ora basta con i litigi inutili"

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A quasi un anno da quando è emerso l'affare colombiano, poi non andato in porto, e dai fatti oggi contestati, su delega della Procura di Napoli sono stati sequestrati pc e telefoni all'ex premier Massimo D'Alema, al suo uomo di fiducia, il commercialista Gherardo Gardo, oltre che all'ex ad di Leonardo Alessandro Profumo e all'ex direttore della sezione Navi militari di Fincantieri, Giuseppe Giordo. Sarà ora l'analisi dei dispositivi a fornire eventuali elementi a supporto dell'accusa di corruzione internazionale nei confronti di otto indagati. Si cercano indizi e dettagli sulla percentuale da 80 milioni di euro che secondo i pm si sarebbero dovuti dividere, se la commessa da 4 miliardi di aerei e navi militari delle partecipate di Stato fosse andata in porto, il gruppo dei mediatori italiani e quello dei colombiani, composto da Edgardo Fierro Flores, «capo del gruppo di lavoro per la presentazione di opportunità in Colombia», Marta Lucia Ramirez, «ex ministro degli esteri e vicepresidente della Colombia», German Monroy Ramirez e Francisco Joya Prieto, «delegati della seconda commissione del Senato della Colombia». Ci sarebbero altri funzionari di Bogotà in corso di identificazione. Il nodo della presunta corruzione internazionale contestata a D'Alema e agli altri sta nella promessa, secondo i magistrati, della metà degli 80 milioni, cioè 40 milioni, ai colombiani per portare a termine la maxi commessa. Questo perché, secondo l'accusa, dall'altra parte del «tavolo» ci sarebbero stati pubblici ufficiali, funzionari dello Stato. La vice presidente Marta Lucia Ramirez nega di aver mai conosciuto D'Alema, e precisa di «non aver avuto alcun rapporto con l'acquisto di materiale militare da nessun Paese. Tutto ciò che riguarda il ministero della Difesa e gli acquisti di tale entità devono essere spiegati da coloro che facevano parte di quel dicastero». Negli audio rubati della call, si sente D'Alema assicurare al suo interlocutore, Edgardo Fierro: «Divideremo tutto». I contratti con le aziende italiane nei piani del gruppo sarebbero passati dallo studio legale di Miami Robert Allen Law, individuato da D'Alema. «Tutti i compensi che Allen riceverà da Fincantieri e Leonardo saranno suddivisi al 50% con la parte colombiana», spiegava l'ex premier nella riunione. Ma nei dispositivi che erano già stati sequestrati ai due pugliesi Emanuele Caruso e Francesco Amato, e forse in quello dello stesso D'Alema, potrebbero esserci ancora tracce di messaggi come questi, di cui il Giornale è in grado di dare conto. In una chat aperta tra l'ex premier e i due pugliesi che con lui stavano lavorando all'affare, D'Alema sembrerebbe richiamare il team all'ordine dopo momenti di tensione: «Vorrei che si smettesse di fare litigi inutili e si lavorasse tutti insieme per l'obiettivo. Ci possono essere risultati molto importanti». D'Alema, secondo gli inquirenti impegnato in una «mediazione informale», nella stessa chat si preoccupa in prima persona che venga organizzata una call tra i vertici delle partecipate e il ministro della Difesa colombiano: «Leonardo e Fincantieri chiedono una call con il ministro della difesa per avere conferma degli incontri a livello tecnico. Altrimenti non credo che firmino i contratti», scrive.

E in previsione di questa call programmata con il mini.

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