Nomine, la spunta Meloni. Ma niente rivoluzione al Mef

Salta Rivera, potente dg del Tesoro. Arriva Barbieri. Una scelta in continuità gradita ai mercati e all’Ue

Nomine, la spunta Meloni. Ma niente rivoluzione al Mef

«Ti hanno chiamato?». È questa, ormai da settimane, una delle domande più gettonate nei corridoi di ministeri e partecipate. Sono giorni, infatti, che i capi di gabinetto di tutti i dicasteri sono alle prese con lo spiacevole rito della telefonata al dirigente di turno destinato ad essere vittima dello spoil system. Niente di strano e niente di nuovo, perché la pratica è codificata dal 1998 (con le leggi Bassanini) e si ripete inesorabile nei primi 90 giorni che seguono l'insediamento di un nuovo governo. In Italia, dunque, all'incirca ogni venti mesi. Alla fine - per l'esecutivo guidato da Giorgia Meloni il termine di 90 giorni scade martedì prossimo - la famigerata telefonata è arrivata anche ad Alessandro Rivera, potentissimo direttore generale del Tesoro che da settimane è al centro di un vero e proprio braccio di ferro tra la premier e Giancarlo Giorgetti. Con la prima che non ha mai gradito l'attivismo di Rivera, considerato troppo vicino agli ambienti della finanza e all'establishment di Bruxelles. E con il secondo che ha invece fatto quanto in suo potere per tenerlo al suo posto. Alla fine l'ha spuntata Meloni, anche se la sua è una vittoria ai punti. Al Mef, infatti, non ci sarà alcuna rivoluzione, ma solo la sostituzione di Rivera con Riccardo Barbieri, dal 2015 capo economista responsabile della direzione Analisi economico-finanziaria del Tesoro. Che, in sostanza, sono gli uffici che elaborano i numeri macro che vengono poi proiettati nel Def e nella legge di Bilancio. Un cambio della guardia che non modifica gli equilibri interni al Mef, visto che Barbieri è anche lui uomo molto addentro ai mercati finanziari (ha lavorato per alcune delle maggiori banche d'investimento, da J.P. Morgan a Bank of America-Merrill Lynch, passando per Morgan Stanley) e con ottimi rapporti con Bce e Bruxelles. Insomma un cambio della guardia in continuità. Dal quale esce ancora più rafforzata la posizione di Daria Perrotta, capo dell'ufficio che coordina i legislativi di Economia e Bilancio. Conosce Giorgetti dai tempi in cui era presidente della commissione Bilancio della Camera e oggi è la voce più ascoltata dal titolare dell'Economia, al punto che gli stessi ministri o i capigruppo quando hanno bisogno di qualcosa al Mef ormai si rivolgono direttamente a lei. Il cambio della guardia al Tesoro è stato formalizzato ieri sera in Consiglio dei ministri, che ha anche confermato Biagio Mazzotta alla Ragioneria centrale dello Stato, mentre ha indicato Ilaria Antonini come dg dell'Amministrazione generale del personale e dei servizi. Ma non sono le uniche nomine, anche perché c'è il rischio concreto che quello di ieri sia l'ultimo Consiglio dei ministri prima di martedì, visto che domenica e lunedì la premier è impegnata in una visita in Algeria. Lo spoil system, infatti, ha mietuto le sue inevitabili vittime anche negli altri ministeri, a partire dalla Farnesina dove l'ambasciatore Riccardo Guariglia è il nuovo segretario generale del ministero degli Esteri. Al Mit, invece, il titolare delle Infrastrutture Matteo Salvini ha nominato il nuovo capo del dipartimento Opere pubbliche e politiche abitative (Calogero Mauceri) e il direttore dell'Agenzia nazionale per la sicurezza di ferrovie e infrastrutture stradali (Roberto Carpaneto).

Cambiano anche il segretario generale del ministero delle Imprese e made in Italy guidato da Adolfo Urso e alcuni capi dipartimento dei ministeri di Agricoltura, Ambiente e sicurezza energetica, Giustizia e Istruzione. Ma il valzer delle nomine non finisce certo con i ministeri, visto che a breve si passerà alle società pubbliche e partecipate, a partire da Enel e Leonardo.

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