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"Non dirò mai che tasse sono bellissime". Meloni punge la sinistra sul fisco

Il premier rivendica l'importanza della riforma fiscale ribaltando un vecchio slogan caro alla sinistra. Poi smentisce le accuse delle opposizioni coi numeri. "No ai furbi, ma chi è onesto e in difficoltà merita di essere aiutato"

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"Non penso e non dirò mai che le tasse sono una cosa bellissima". Giorgia Meloni fa il controcanto a uno degli slogan preferiti dalla sinistra, descrivendo così - per dissonanza - l'approccio esattamente opposto del proprio governo al tema fiscale. Intervenendo a un convegno alla Camera, il premier ha ribadito la propria linea, evocando le parole dell'ex ministro Tommaso Padoa-Schioppa sulle tasse "bellissime". E ha quindi rimarcato: "Sono bellissime le libere donazioni, non i prelievi imposti per legge. Per questo c'è una grande responsabilità nel gestire quelle risorse che non possono essere usate in modo irresponsabile per garantirsi facile consenso immediato e lasciare a chi viene dopo a ripagare quella irresponsabilità".

Il messaggio lanciato da Giorgia Meloni è stato quindi chiarissimo: "Non abbiamo amici cui fare favori, se non gli italiani onesti che pagano le tasse e contribuiscono al bilancio pubblico". E ancora, parlando all'assemblea, ha aggiunto: "Non c'è spazio per chi vuole fare il furbo ma chi è onesto ed è in difficoltà merita di essere aiutato". Parole risuonate come un'ulteriore bacchettata a quella sinistra che interpreta la riscossione delle tasse in modo vessatorio, spesso non senza pregiudizi negativi nei confronti di determinate categorie di cittadini. Al riguardo, già nei giorni scorsi la leader di Fratelli d'Italia aveva alzato la voce, facendo fischiare le orecchie ai progressisti e ai fan dei controlli fiscali a tutto spiano.

"Non si disturba chi produce ricchezza. No allo Stato che vessa", aveva affermato. Oggi le ulteriori dichiarazioni sull'argomento. Il fisco - ha affermato il premier - "è una delle prime materie che abbiamo voluto affrontare approvando una riforma attesa da 50 anni, che ha l'obiettivo di disegnare una nuova idea di Italia più vicina alle esigenze dei contribuenti" e delle "aziende". Poi Meloni si è tolta qualche sassolino dalla scarpa. "Ci hanno accusato di voler aiutare gli evasori, di allentare le maglie fisco, di nascondere condoni immaginari", ma la risposta è nei "numeri", con il "2023 che è l'anno record nella lotta all'evasione fiscale con, 24,7 miliardi" entrati nelle casse dello Stato, "4,5 miliardi e mezzo in più rispetto all'anno precedente".

Numeri destinati a smentire le polemiche subito sollevate dalla sinistra, secondo la quale "governo Meloni vuol dire condoni". Al contrario, quello proposto dall'esecutivo appare come un rinnovamento di prospettiva sul tema fiscale intenzionato a intervenire in profondità.

"Riteniamo che solo con una riforma organica e complessiva si possa puntare a raggiungere uno dei nostri grandi obiettivi: una riduzione generalizzata della pressione fiscale", ha detto ancora il premier.

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