"Non esiste... Vado in pensione". Landini allontana un futuro in politica

Maurizio Landini nega che il referendum fosse un "trampolino" per la politica e lo rivendica: "Il nostro obiettivo era cancellare queste leggi"

"Non esiste... Vado in pensione". Landini allontana un futuro in politica
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Maurizio Landini ha registrato un'intervista per Piazzapulita, il programma di La7 di Corrado Formigli e a pochi giorni dal referendum fallito ha fatto un bilancio politico ma anche personale di questa esperienza, che è apparsa più come un modo per fare un bilancio interno nella sinistra (e nei sindacati) che altro. Nonostante le voci si rincorrano incessantemente, Landini ha negato di voler avere un futuro in politica dopo aver guidato per tanti anni la Cgil: "No, proprio non esiste. È un tema che non so più come raccontarlo". Nega che il referendum sia stato usato da parte sua come "trampolino" per una futura scalata politica e, anzi, definisce queste voci come "cavolate" e sostiene che "la scelta del referendum non l'abbiamo fatta per ragioni politiche".

A fine mandato nella Cgil "me ne andrò in pensione, ho lavorato 50 anni, ne avrò anche il diritto", ha aggiunto. Ma è improbabile che questa smentita spenga definitivamente le voci che circolano, soprattutto a sinistra, di una sua volontà di "carriera" in politica. A differenza dei politici, però, stavolta Landini non cerca di fare elucubrazioni e alchimie numeriche per crcare di chiamare una vittoria che, nella realtà, è stata una Caporetto: "È andata male, non abbiamo raggiunto il quorum. Avevamo raccolto le firme proprio perché il nostro obiettivo era cancellare queste leggi. Non si è riusciti a fare una discussione nel merito". Non nega, comunque, che pensava di farcela a raggiungere il quorum: "I giri che ho fatto, le piazze che ho incontrato, le assemblee davano segnali positivi, c'era riconoscimento e richiesta di andare avanti".

Tuttavia, non riesce a non far riferimento ai numeri raccolti: "Stiamo parlando di 13 milioni di persone che hanno votato sì e sono di più sia del governo che dell'opposizione. Lo dico non per fare politica ma perché 13 milioni di persone hanno detto a tutti che il lavoro deve cambiare. Questo mi da forza per non cambiare e per proseguire".

E non ha mancato nemmeno di puntare il dito contro la maggioranza, sostenendo che è un "giocare con la crisi della democrazia" il fatto che alcuni politici si siano intestati il risultati del non voto, "non si rendono conto che atteggiamento cosi portano la gente a dire che son tutti uguali".

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