Le nuove follie ambientaliste: elettricità spremendo arance

I mattoni? Facciamoli con gli scarti della birra. Lotta all'inquinamento? Smacchiando le banconote. Intanto a Pechino spunta il video-tramonto

Le nuove follie ambientaliste: elettricità spremendo arance

Dall'olio di colza che doveva sostituire la benzina super (brevetto by Beppe Grillo, quando faceva il nemico della tecnologia) all'auto Eolo: «La prima macchina al mondo in grado di viaggiare con due bombole di aria compressa (ricaricabili in 6 ore da una normale presa di corrente attraverso un compressore installato nella vettura)». Era il 2003 e le ossessioni ambientaliste vertevano soprattutto sulla motorizzazione. Da allora sono passati dieci anni e il libro dei sogni eco-solidali si è arricchito di ulteriori capitoli: energia (vedi il flop di pale eoliche e pannelli solari), alimentazione (vedi la guerra preconcetta verso gli ogm e la fiducia, altrettanto preconcetta, verso i prodotti bio), tecnologia (il bluff dei carburanti puliti e delle plastiche verdi). Tra le new entry non mancano annunci scientificamente opinabili che spaziano dai mattoni costruiti con gli scarti della birra, alle banconote che qualcuno, chissà perché, si è messo in testa di «lavare» (così quelle sudice non vengono ritirate dalla banche centrali, bensì sostituite con altra carta a danno proprio di dell'ambiente ndr); dall'elettricità ricavata dagli scarti delle arance, al baratto a Città del Messico dove i cittadini portano al mercato i rifiuti da riciclare ottenendo in cambio frutta e verdura. Tutte situazioni che offrono agli ambientalisti occasioni d'oro per lanciare allarmi che poi - a distanza di anni - sono costretti a rimangiarsi, o comunque a ridimensionare. Come accadde ad esempio nel 2007 al professor John R. Christy, direttore dell'Earth System Science Center dell'Università dell'Alabama: il prof. Christy è passato alla storia come il primo Nobel «pentito» che ebbe il coraggio di restituire l'ambito riconoscimento urlando al mondo che «l'effetto serra è un bluff»; «il pianeta non si sta riscaldando», «i ghiacciai non si stanno sciogliendo»; «le previsioni meteo sono inattendibili» e «La colpa dell'inquinamento non è dell'uomo». Insomma, un colpo mortale per i professionisti della «difesa della Terra» che, sui fantasmi dell'emergenza ambientale, hanno costruito enormi fortune politiche ed economiche. Anche per questo, forse, il dietrofront del prof. Christy fu sottaciuto dalla grande stampa internazionale, eccezion fatta per il Giornale e poche altre testate. E che dire della bufala dell'orso bianco alla deriva nell'artico a causa dello scioglimento della calotta polare? La foto dell'orso che annaspava tra i flutti fu pubblicata nel 2008 in prima pagina sull'Independent e fece il giro del globo. Gli ambientalisti esultarono: «Visto come stiamo riducendo il pianeta Terra?». Peccato, che non fosse vero nulla. L'Independent chiese scusa. Gli ambientalisti fecero finta di nulla. Anzi, l'anno scorso, hanno rilanciato con una storia-fotocopia: un altro orso polare in pericolo di vita per mancanza di un iceberg bello solido. Ma questa volta non ci è cascato nessuno.

In compenso, ieri, si è aperto un nuovo fronte tragicomico. Location: Pechino. Forse è il caso di buttarla sul ridere. «Dice il saggio: tutto è bene quel che finisce bene...», ripeteva Ten, il cinesino di Nick Carter in Supergulp; poi arrivava Patsy che integrava con la frase: «E l'ultimo chiuda la porta!». Ieri Patsy, ospite di Ten a Pechino, ha - per la prima volta nella sua vita di personaggio dei cartoon - cambiato repertorio, uscendosene con un: «E l'ultimo spenga lo schermo!». Uno schermo rettangolare, enorme, installato strategicamente in piazza Tienanmen (letteralmente: Porta della pace celeste). Beh, non proprio «celeste», diciamo pure grigio topo. Qui la mattina presto (sol levante) e nel tardo pomeriggio (sol calante) si rappresenta una scena piuttosto monotona (sempre meglio comunque dei carri armati nei giorni della protesta studentesca anti studenti), ma che gli abitanti della metropoli più inquinata del mondo mostrano di gradire alla grande. Considerato infatti che i pechinesi non riescono - causa l'impenetrabile cappa di smog - a vedere né cielo né il sole, le premurose autorità della Repubblica popolare hanno pensato bene di mandare in onda sul maxischermo i video preregistrati di infuocati tramonti e di limpide albe. Cieli tersi e dardeggianti raggi solari che neppure nella savana o a Bora Bora. Un surrogato tecnologico alla natura incontaminata, effetto Truman Show, che anche questa volta ha mandato fuori di testa gli ambientalisti. Catastrofiche la loro fotografia: «La quotidianità dei pechinesi - si legge sul sito ecoblog - è seriamente compromessa. Impossibile uscire di casa senza mascherina di protezione, odore acre in tutto il perimetro della città, visibilità al di sotto dei 100 m. Quattro snodi autostradali sono stati chiusi.

Intanto le autorità consigliano di restare in casa, di non svolgere attività sportive (quelle scolastiche sono state vietate) e hanno anche richiesto una diminuzione delle attività imprenditoriali».
Ora, da Pechino, non si riverseranno mica tutti in Italia?

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