Le disgrazie non vengono mai sole. La regola vale anche per la Lega, già dilaniata da scandali da due soldi e da polemiche, a cui da ieri si aggiungono avvisi di garanzia per il fondatore, Umberto Bossi, e due suoi figli: Riccardo e Renzo, noto come Trota. Conviene ricordare anche stavolta che le comunicazioni giudiziarie non certificano la colpevolezza di chi le riceve: ci mancherebbe. I procedimenti sono all’inizio e non si esclude che si concludano con un nulla di fatto. Tuttavia, in questa circostanza, il segnale che giunge dalla Procura è forte: dalle chiacchiere e dalle supposizioni si è passati ad atti concreti.
I reati ipotizzati sono truffa e appropriazione indebita: denaro prelevato dalle casse del partito e usato per scopi diversi dall’attività politica. Qui bisognerà chiarire se le somme provenissero dallo Stato sotto forma di rimborsi elettorali o da donazioni fatte da iscritti e simpatizzanti. Nel primo caso si tratterebbe di una illegalità; nel secondo, avremmo dei dubbi. Toccherà alla magistratura scioglierli. La quale magistratura, se le nostre informazioni sono esatte, avrebbe detto che i quattrini volati via sarebbero tanti. Alla spartizione avrebbe partecipato, con i due rampolli del leader, anche il tesoriere Francesco Belsito, personaggio assai discusso e indagato da tempo.
Umberto Bossi, stando a indiscrezioni, non avrebbe ignorato le manovre finanziarie disinvolte dei suoi ragazzi, avendo firmato i rendiconti dell’amministrazione del Carroccio. Sapeva, ma chiudeva un occhio o forse entrambi. Vero, non vero? Non spetta a noi dirlo. Ciò che invece si evidenzia è la tragedia politica discendente dai citati pasticci. La tempesta in casa della Lega ha già causato un disastro elettorale: alle ultimeconsultazioni i consensi sono calati in misura impressionante, benché la vicenda giudiziaria non fosse ancora stata ufficializzata in ogni aspetto.
Ora che sono piovuti gli avvisi di garanzia su mezza famiglia Bossi, le preferenze in favore di Alberto da Giussano non sono di sicuro destinate a crescere. Non bastasse, in via Bellerio ogni giorno si registra una scossa tellurica, nonostante il repulisti ordinato da Roberto Maroni (dirigente di spicco) e realizzato con grande clamore dai suoi collaboratori più stretti. Alcuni esempi: le dimissioni di Renzo da consigliere regionale e il siluramento di Rosi Mauro, considerata l’anima nera del cerchio magico, nonché di Belsito. Per tacere di altre espulsioni.
L’impressione è che lo scandalo vada assumendo dimensioni tali da non essere più gestibile in modo folcloristico come è stato fatto finora dai vertici padani. Mentre si apprendeva la notizia degli sviluppi relativi all’inchiesta, Maroni diffondeva su Internet una sorta di invettiva contro «ladri e profittatori» che infestano il partito e dei quali non sarà più tollerata la presenza.
Molte camicie verdi non nascondono il timore che un eccesso di zelo degli «spazzini» incaricati di «netà fó ol polér» (pulire il pollaio) possa essere controproducente: in altri termini,che con l’acqua sporca venga buttato via pure il bambino. C’è un precedente clamoroso: il Psi per uccidere Bettino Craxi uccise tutti i socialisti, e la bottega chiuse. Nella Lega la paura prevale sulla speranza. Il Sole delle Alpi rischia di non sorgere più.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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