Un comunicato stampa, secondo la nuova tendenza che regola la fine di matrimoni importanti e complicati, annuncia che tra Silvio Berlusconi e Veronica Lario «non è stato firmato nessun accordo» di divorzio. I coniugi intrattengono «rapporti civili, come si conviene» e «la causa in corso per la separazione giudiziale sta proseguendo». Lo scrivono i legali della coppia, Niccolò Ghedini per lui e Maria Cristina Morelli per lei. Il comunicato è firmato da entrambi, segno che tra le parti è svanita l'animosità di un tempo.
Il significato della nota comune è chiaro: i tempi delle sfuriate, delle lettere a Repubblica, dei messaggi più o meno in codice sono lontani; ma l'ipotesi che Silvio e Veronica possano tornare assieme, come fanno intendere vari giornali, sono «voci infondate», per dirla con l'avvocato Morelli, che assistette anche il padre di Eluana Englaro. Civilmente, pacatamente, gli avvocati lavorano per raggiungere l'intesa sulla separazione, non per la riappacificazione.
È un negoziato lungo. Era la fine di aprile 2009, più di tre anni fa, quando Veronica Lario (il cui vero nome è Miriam Raffaella Bartolini) scrisse l'ultima, durissima mail all'agenzia Ansa sulle «veline candidate» nel Pdl, «ciarpame senza pudore a sostegno del divertimento dell'imperatore», e sulla presenza del marito, pochi giorni prima, al diciottesimo compleanno di Noemi Letizia, la ragazzina che svelò al mondo il soprannome di «Papi». Una presenza, sottolineava Veronica Lario, sempre negata alle feste dei figli. Il 3 maggio la signora Berlusconi chiese il divorzio. «Chiudo il sipario sulla mia vita coniugale, non posso stare con un uomo che frequenta le minorenni», avrebbe confidato ad alcune persone care.
L'imprenditore e l'attrice. Si conobbero nel 1980 al teatro Manzoni di Milano dove lei recitava, ebbero tre figli, si sposarono con rito civile nel 1990. La vita politica di Berlusconi sarebbe cominciata pochi anni dopo, mentre nella moglie prendeva corpo l'idea opposta di fare la mossa del cavallo, un passo indietro e di lato, a tutela dei suoi tre figli (Marina e Pier Silvio, nati dalla prima moglie del Cavaliere, avevano già importanti incarichi nelle aziende di famiglia). «Una vita parallela senza interferenze», aveva confidato a Maria Latella nel libro-intervista «Tendenza Veronica». Su un binario la politica, i riflettori, le responsabilità pubbliche e uno stile di vita privata inopportuno per un marito; sull'altro le scuole steineriane, i seminari filosofici, le simpatie per Micromega, i complimenti di Walter Veltroni.
Nel 2007 Veronica mise in guardia Silvio con l'ormai famosa lettera a Repubblica. «A mio marito e all'uomo pubblico chiedo pubbliche scuse, non avendone ricevute privatamente», scrisse a proposito dell'improvvido complimento del Cavaliere a Mara Carfagna: «Se non fossi già sposato la sposerei subito». Le scuse arrivarono, scritte e non formali, e derubricarono l'incidente alla «bagattella di un momento». Seguirono cene, serate con foto a Portofino, feste a sorpresa, regali. Non sono bastati a cicatrizzare la ferita.
Ora la strada del divorzio è segnata, ma non è più lastricata di cocci di vetro. Il comunicato dei due avvocati sancisce la fase di distensione dopo che, nell'estate 2010, era saltato l'accordo economico su un assegno mensile di 300mila euro per Veronica più l'usufrutto a vita della villa di Macherio. «Negli ultimi due mesi - si legge - sono apparse sui quotidiani notizie riguardanti i coniugi Berlusconi del tutto estranee alla realtà dei fatti, probabilmente provenienti da soggetti erroneamente ritenuti informati. Considerata l'insistenza con la quale tali notizie vengono riportate, si deve procedere a una smentita, che viene svolta dalle parti congiuntamente».
Quindi nessuna riappacificazione intesa come ritorno sotto lo stesso tetto. Ma la guerra a distanza è finita, forse preludio a una separazione consensuale e non giudiziale. Silvio e Veronica si sono incontrati davanti ai figli: gli avvocati confermano che «i coniugi non hanno alcuna frequentazione, hanno semplicemente pranzato insieme con i figli un paio di volte, mai ad Arcore ove la signora Bartolini non si reca da anni».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.