La Città della Scienza, a Bagnoli, è andata in fumo. Sorta come risposta alla crisi dell'Italsider, era visitata ogni anno da circa 350mila persone. Fino all'incendio di pochi giorni fa. Ne parliamo col napoletano Paolo Isotta, storico musicale, critico, intellettuale controcorrente.
Cosa pensa di quanto è accaduto?
«Ci vuole una premessa. Napoli è stata colpita da un doppio flagello. Oltre alla distruzione della Città della Scienza, c'è il crollo del palazzo alla Riviera di Chiaia. La causa efficiente, in questo caso, sono gli scavi della metropolitana. Ma la causa finale è quanto accaduto il 19 settembre. Le ampolle del santo sono state trovate già liquefatte. Segno infausto. Il sangue si deve liquefare con la preghiera».
E perché mai San Gennaro è arrabbiato?
«Il santo è corrucciato per due motivi: l'elezione del sindaco de Magistris e la presenza del Cardinale Sepe».
Torniamo alla Città della Scienza.
«Nel '90 a Bagnoli si è fatta l'ultima colata. Poi vi fu la demolizione. Doveva sorgere un parco meraviglioso, mai realizzato. Ci fosse stato Mussolini avrebbe detto: entro un anno lì voglio una pineta. E l'avrebbe ottenuta».
Chi volle la cittadella ora distrutta?
«La vollero i comunisti. Ma solo gli stupidi credono che questo sia di per sé un male. Il progetto era anche apprezzabile e, come luogo di insegnamento per i bambini, funzionava».
Quali ipotesi circolano in città? C'è la mano della camorra dietro al rogo?
«La pista della camorra, al momento, è priva di riscontri. Manca il movente, il cur. È stata scartata anche l'idea di un piano eversivo.
E ora cosa accadrà?
«La speranza è che rinasca la Città della Scienza inserita nel contesto del meraviglioso parco che era nei progetti iniziali».
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