Paragon rescinde il contratto con i nostri 007, l'ira di Casarini e Ordine dei giornalisti

L'azienda israeliana: l'Italia poteva sapere chi ha spiato il direttore di Fanpage ma non ha voluto. L'allarme di Renzi: se ne discuta in Parlamento

Paragon rescinde il contratto con i nostri 007, l'ira di Casarini e Ordine dei giornalisti
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Chi ha spiato il direttore di Fanpage Francesco Cancellato con lo spyware israeliano Graphite? Il governo, il Copasir in cui se ne è discusso e l’intelligence che lo ha in uso negano qualsiasi responsabilità in capo ai nostri 007, la società Paragon che vende il software ha deciso di rescindere il contratto, quindi probabilmente non lo sapremo mai. Ma chi ha ragione? Secondo l’azienda che produce il software, inoculato legalmente ad alcuni esponenti della Ong Mediterranea come Luca Casarini, intercettato regolarmente per conto dei servizi sin dal 2019 con l’ok del governo di Giuseppe Conte ai tempi del governo con la Lega per i suoi rapporti con alcuni scafisti, Paragon avrebbe rescisso il contratto perché «governo e Parlamento potevano determinare l’eventuale uso in violazione di legge e non hanno voluto», i nostri 007 lamentano che invece le cose non stanno così, anzi. Il software (venduto esclusivamente alle forze dell’ordine e alle agenzie di intelligence di Paesi occidentali democratici) sarebbe stato un’arma a doppio taglio perché avrebbe potuto consentire di spiare chi spiava, con gravi conseguenze per le inchieste in ballo. «Se Paragon fosse a conoscenza di un abuso dei nostri servizi potrebbe contestarlo ed eventualmente rivalersi, perché non lo fa?», ragiona una fonte con il Giornale.

Nel pomeriggio alle agenzie di stampa arrivano ulteriori precisazioni dall’intelligence: «Era inaccettabile la proposta di Paragon di effettuare una verifica sui log di sistema delle piattaforme Graphite in uso ad Aise e Aisi, in quanto pratiche invasive, non verificabili nell’ampiezza, nei risultati e nel metodo e, pertanto, non conformi alle esigenze di sicurezza nazionale». Insomma, l’analisi compiuta da «un soggetto straniero» come Paragon «avrebbe avrebbero severamente compromesso la reputazione delle Agenzie italiane nella comunità intelligence internazionale ed esposto dati per loro natura riservati»

«Paragon sa bene chi ha attivato il software militare per spiare i giornalisti, perché il Copasir non ha voluto accertarlo? - insiste invece Casarini, nel mirino di due Procure a Palermo e a Ragusa per i suoi rapporti con i trafficanti di uomini - perché siamo stati spiati per 5 anni come fossimo terroristi e criminali? Che fine hanno fatto i dossier prodotti su di noi dai servizi?». Le indagini sull’attivista pro migranti sono iniziate sotto l’esecutivo gialloverde, impegnato nel contenimento dell’immigrazione clandestina con provvedimenti come i porti chiusi che lo stesso Conte si è rimangiato. Alcuni attivisti di Mediterranea come il parroco don Mattia Ferrari, secondo i documenti già pubblicati dal Giornale, faceva un uso promiscuo della sua utenza telefonica regolarmente intercettata dalla nostra intelligence.

«Lo spionaggio illegittimo di un giornalista pone all’attenzione dell’opinione pubblica italiana e internazionale una questione enorme - scrive su X Matteo Renzi - si faccia chiarezza in Parlamento (e non al Copasir) sui tentativi di insabbiare la vicenda di questo Watergate all Italiana».

«O il governo ha mentito al Copasir, o Paragon si è inventata una versione per discolparsi, la magistratura proceda rapidamente per accertare cause e autori di una clamorosa violazione della legge», sottolinea Carlo Bartoli, presidente nazionale dell’Ordine dei Giornalisti.

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