Il Pd censura la femminista scomoda

Il Pd di Belluno nei mesi precedenti aveva invitato Yasmina Pani a parlare di Resistenza e poesia, in particolare di Andrea Zanzotto, salvo poi fare un passo indietro qualche settimana fa

Il Pd censura la femminista scomoda
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Conosciamo già Yasmina Pani, linguista, docente e attivista. La conosciamo per le sue posizioni non allineate al femminismo mainstream e non solo, per la sua indipendenza critica, per la sua schiettezza comunicativa, per la sua aperta rivendicazione del diritto di pensiero ed espressione: fatto che di questi tempi si paga caro. Lo scorso marzo era stata la Fondazione Feltrinelli a censurarla, e proprio Il Giornale aveva raccolto la sua denuncia. Oggi invece tocca all'area Pd di Belluno, che nei mesi precedenti aveva invitato Yasmina Pani a parlare di Resistenza e poesia, in particolare di Andrea Zanzotto, salvo poi fare un passo indietro qualche settimana fa.

In sintesi: Yasmina Pani riceve un messaggio su Instagram, non proprio il luogo più professionale del pianeta, dove le viene fatto capire che essendo un personaggio controverso non è più la benvenuta alla manifestazione. Yasmina Pani chiede quindi spiegazioni, facendo presente che lei nel frattempo si è organizzata in vista di quell'evento. Si è preparata, ha approfondito, ha lavorato in una parola. Nulla però. La «volontà censoria della sinistra», come l'ha chiamata Yasmina Pani, ha avuto ancora il sopravvento, anche stavolta il pregiudizio e l'ideologia hanno schiacciato una visione altra, hanno castrato una possibilità d'innovazione, hanno bandito il diverso, che da che mondo è mondo sempre arricchisce e mai sottrae. A tale diversità tuttavia, e almeno per questo c'è da rincuorarsi, stanno aderendo numerose voci della nostra nazione, che sarebbero ancora di più se non vivessero con la paura di essere sanzionate tanto aspramente, essere ostracizzate dai luoghi dell'interazione sociale e nello specifico culturale, come sta accadendo a Yasmina Pani. E una prova concreta di questo la constato anch'io, che ho ricevuto finora svariati messaggi di ragazze impaurite, angosciate da un simile clima di moralizzazione a senso unico, felici di esprimere con me in privato la loro solidarietà ma intristite dal non poterla replicare pubblicamente. In questo caso scatterebbe subito il tribunale, calerebbe la ghigliottina, salterebbe una testa pensante dopo l'altra.

Eppure, in mezzo a quest'aria stagnante, dentro questa serra giacobina che avanza a colpi di terrore mentale, qualcosa sta cambiando, e lo vediamo anche dai social, dove si cominciano a trovare non pochi contributi sul tema. È poco, certo, ma è un inizio.

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