Come si ammazzano (politicamente) i fratelli maggiori? La vita nel Pd ricorda ogni giorno di più l'atmosfera che si respira in Game of Thrones, la saga fantasy, e politologica, di George R. Martin. Al gioco dei troni o si vince o si muore. E questo devono ormai averlo capito anche i trenta-quarantenni del partito. Non ci saranno troppe occasioni per liquidare quella classe dirigente che ha cominciato a fare politica negli anni '70 e ha attraversato la Seconda repubblica senza mai pagare pegno per sconfitte, botte di masochismo congenito e miopia cronica. Non so se vi è capitato di parlare con qualche verace elettore del Pd, non quelli che incontrate a Cortina, a St. Moritz, o vestiti da intellettuali a Venezia o qui a Roma quando c'è qualche scrittore americano di passaggio. Ma quelli che votano Pd perché abitudine di famiglia o perché s'illudono che sia ancora un partito popolare, vicino agli operai o con qualche interesse pur vago nei confronti dei precari.
Questo elettore tradito ormai chiede una sola cosa: non vedere più le facce di D'Alema, Veltroni, Bindi, Franceschini, Bersani, e perfino quell'Enrico Letta che fa il giovane da troppo tempo. Non si fidano. Non ci credono. Se li guardano in faccia non si sentono rappresentati. In realtà loro, gli elettori, non assomigliano neppure ai «rottamatori» e se guardano Renzi o Civati si chiedono da quale passato sono mai usciti, e così ogni tanto spunta la tentazione di votare il Grillo o il Di Pietro di turno. Ma è più forte di loro e alla fine tornano a sperare che qualcosa cambi. Poi aprono gli occhi e si ritrovano D'Alema ministro degli Esteri. La storia dura un paio di stagioni, poi i feudatari della sinistra cominciano a litigare e tirare fuori coltelli e stiletti e il governo cade.
Accadrà così anche stavolta? Dipende dai «giovani». Il guaio è che sono partiti male. I vecchi senza bisogno di lasciare tracce scritte hanno già siglato un patto per spartirsi le poltrone ministeriali, il candidato ufficiale Bersani sembra un «premier schermo» che deve farsi da parte non appena i tecnici rivendicheranno la poltrona che è loro. C'è da placare la fame decennale di poltrone di casiniani e vendoliani, e se poi passasse davvero la grande coalizione per i ragazzotti del Pd ci sarebbe al massimo qualche sottosegretariato periferico. Questo significa che invecchieranno all'ombra del potere, da portaborse un po' più gallonati. Come ogni tanto scappa da dire perfino a Monti: una generazione è già perduta.
Allora per i vari Civati, Orfini, Richetti, Lioni, Serracchiani non resta che organizzare un delitto (politico). Qualcosa del tipo Assassinio sull'Orient Express, una coltellata a testa per far fuori il «vecchio che non vuole morire». La strada più semplice sarebbe sfidarli alle primarie collegio per collegio. Solo che le primarie premiano sempre l'outsider, lo straniero, insomma uno che viene da sinistra. Matteo Orfini ha proposto una rivoluzione nello statuto e nella prassi. Fuori dall'ipotetico e futuro governo tutti quelli che hanno già fatto per due volte i ministri. Bella intenzione. Ma siccome a decidere sono i veterani del poltronismo questa bella idea non passerà. In politica vale una regola aurea: chi ha il potere non lo molla. Non ci sono altre strade: devi ammazzarlo (politicamente).
Non resta quindi che un difficile azzardo. Se davvero c'è l'accordo per la nuova legge elettorale e si torna alle preferenze i «giovani» devono fare campagna elettorale contro i «vecchi». Quando stanno da soli se lo dicono: non dobbiamo essere timidi. I trenta-quarantenni del Pd devono giocare su molti fronti. Ripudiare D'Alema e Veltroni e trattare Bersani come un simpatico vecchio zio con cui è divertente giocare a bocce, ma a cui non affidare neppure l'organizzazione del pranzo della domenica, segnare la differenza con i centristi alla Casini e i «basta che esisto» alla Fini, non legare troppo il proprio destino ai tecnici, dare più sicurezza dei grillini e mostrarsi meno nostalgici dei vendoliani. E poi togliersi l'abito da antiberlusconiani ossessivi che ha ridotto il Pd al «partito del non». Non siamo questo, ma chi siamo?
Ecco il problema.
I «trenta-quarantenni» del Pd non sono ancora riusciti a darsi un'identità distinta e peculiare. Ci stanno provando. Ma tutto passa per questo omicidio (politico). È la risposta che devono dare nei prossimi mesi. Ammazza (politicamente) D'Alema e ti dirò chi sei.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.