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Il Pd scivola anche sui mulini a vento

Tangentopoli democratica: in Calabria vertici del partito coinvolti in un'inchiesta sull'energia eolica. I pm citano Loiero e l'ex viceministro Minniti. Un assessore venne cacciato prima di essere indagato. Sondaggi: il Pd al minimo storico

Il Pd scivola anche sui mulini a vento

Roma - Trema il Pd calabrese, e di riflesso quello nazionale. Trema non solo per il coinvolgimento di suoi importanti esponenti nell’inchiesta sull’energia eolica bensì per una serie di fughe di notizie «istituzionali» che avrebbero minato le indagini della procura di Paola indirizzate al cuore del consiglio regionale con più inquisiti d’Italia: quello guidato da Agazio Loiero. Lo stesso presidente sarebbe stato il terminale - così dice a verbale il pm Eugenio Facciolla interrogato a Salerno - di una «soffiata» su un procedimento che riguardava la sua giunta e in particolare un assessore, poi dimissionato da Loiero prima della perquisizione.

L’inchiesta sull’eolico dei pm Facciolla e Berni Canani, nata da una costola dell’inchiesta «Why Not» di De Magistris, «è in dirittura d’arrivo», confessano in procura a Paola. Questione di giorni. Tante le persone del Pd coinvolte nell’inchiesta. Tantissimi i filoni investigativi battuti per monitorare gli investimenti da decine di milioni di euro nel comparto della produzione di energia eolica nelle aree dell’alto consentino. Coinvolti i vertici della Regione, consiglieri e funzionari, tutti d’area Pd. Nell’inchiesta che ruoterebbe intorno all’ex segretario del Psdi, Renato D’Andria (già coinvolto in indagini su dossieraggi illegali) vi sarebbero riferimenti anche a Marco Minniti e a uomini vicini a Massimo D’Alema.

Della «talpa» istituzionale parla a verbale il pm Facciolla il 22 luglio scorso: «Era stato concordato di procedere ad attività invasive nei confronti di Tommasi (assessore dei Verdi, ndr) ed altri indagati. Informammo subito il procuratore D’Emmanuele. Se non che in quei giorni si verificò la sostituzione nella giunta proprio del Tommasi con tale Sulla, di Crotone, uomo vicinissimo a Nicola Adamo (Ds, vicepresindente della giunta) omissis. Proprio Tommasi, interrogato nei giorni scorsi, ha riferito di essere stato sostituito da Loiero in giunta regionale in quanto, a dire del Loiero, era imminente una operazione di polizia giudiziaria nei suoi confronti e perciò dovevano evitare di coinvolgere politicamente tutta la giunta».

E ancora: «Dopo la trasmissione degli atti relativi al filone eolico, le indagini hanno consentito di ricostruire un serio quadro indiziario soprattutto con riferimento al coinvolgimento nei fatti illeciti per i quali si procede di pubblici amministratori a livello regionale e della zona di Paola, nonché di tale Renato D’Andria che era un elemento centrale della nostra indagine e di Why Not. Tuttavia, man mano che le indagini andavano avanti omissis si sono intensificate pubblicazioni di notizie giornalistiche relative al coinvolgimento di vari politici di livello nazionale nell’inchiesta (...)».

È sempre Facciolla a rivelare a verbale che «con il passare dei giorni ci si rese conto che allo stato le due indagini stavano convergendo soprattutto intorno a tre figure chiave: Renato D’Andria, Nicola Adamo e il governatore Loiero». Rivelazioni scottanti anche quelle rilasciate da De Magistris, che a proposito dell’inchiesta sull’eolico, il 17 luglio 2008 ha riferito sotto interrogatorio: «Il fascicolo del pm Salvatore Dolce, in cui emergeva il coinvolgimento di Adamo, mi venne trasmesso nella primavera del 2007 dal procuratore Lombardi. Dalle indagini emergeva che la gestione dei finanziamenti pubblici nel settore dell’energia eolica era controllato da società collegate anche ad esponenti politici calabresi di primo piano».

Spiccavano il coinvolgimento di D’Andria, «nonché del presidente della giunta regionale Loiero, dell’assessore all’ambiente Diego Tommasi e dell’allora vice-ministro dell’Interno, onorevole Marco Minniti». E attraverso alcune utenze intercettate dalla procura di Milano, a un certo punto «emergeva il nominativo di un tale Renato, che fui io ad individuare facilmente in D’Andria.

Ricordo anche che in quelle intercettazioni si faceva riferimento a persone riconducibili all’onorevole Massimo D’Alema».

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