"Uno su tre non lo rivoterà più". Il tracollo senza fine del Pd

Dopo la clamorosa débâcle del 25 settembre, i dem devono fare i conti con numerose difficoltà. L’analisi del politologo Paolo Natale: “L’elettorato è disorientato”

"Uno su tre non lo rivoterà più". Il tracollo senza fine del Pd

Dopo una campagna elettorale basata sull’allarme fascismo e su presunti pericoli per la tenuta del Paese, il 25 settembre è arrivata la batosta. Ma anche dopo il voto, le cose non sembrano andare meglio per il Pd. Enrico Letta ha annunciato il suo addio alla segreteria ed è già partita la corsa alle primarie, eppure i sondaggi parlano chiaro: i dem continuano a perdere terreno, con il Movimento 5 Stelle pronto a diventare il nuovo punto di riferimento della sinistra.

“Solo il 77% rivoterebbe il Pd”

Le intenzioni di voto parlano chiaro: “Solo il 77% di quanti hanno votato il Pd il 25 settembre lo rivoterebbe, l'elettorato è disorientato, come del resto appare disorientato, privo di una guida e di un programma, lo stesso partito”, l’analisi del politologo Paolo Natale ai microfoni di Italia Oggi. Dalle ultime elezioni ad oggi il Partito Democratico è passato dal 18 al 15 per cento, doppiato da Fratelli d’Italia. Un tracollo impressionante. Il consulente di Ipsos ha poi citato un 23 per cento di elettori dem da cataloare tra gli indecisi: il grosso si rifugia nell’astensionismo, con spostamenti marginali verso l’asse Calenda-Renzi o i 5Stelle.

"Il vero problema dell'elettore di area dem, esclusi i duri e puri, è che non sa dove andare, non c'è un percorso di uscita verso un altro partito ritenuto interessante così come non c'è un percorso tracciato che appassioni per restare", la sua analisi: "Diciamo che l'elettorato è sbandato, come appare sbandato il gruppo dirigente, privo di una guida e di un programma, che non prende posizione neppure di fronte allo scandalo delle mazzette all'Europarlamento".

“Sinistra lontana dalla classe operaia”

La riflessione di Paolo Natale conferma quanto già constatato nel corso della campagna elettorale: i vertici Pd non sono più in grado di leggere quanto accade.“Chi è di centrosinistra fa fatica a raccontarsi cosa succede, c'è il rifuggire una realtà che è diversa da quel primato morale a lungo professato nel Paese. Un imbarazzo misto all'incapacità di tornare a essere credibili con un progetto che parli di futuro al Paese”. Oggi il Pd è il partito dei ceti abbienti e istruiti, lontano dalla cosiddetta classe operaia, dai lavoratori. Per l’esperto, i dem non hanno più l’ancoraggio ai valori dei partiti che gli diedero i natali quindici anni fa. Ma non ne ha neanche di nuovi, ha aggiunto.

Ora la speranza è legata alle primarie, si profila un testa a testa Bonaccini-Schlein, ma anche questo strumento non sembra in grado di attirare il popolo dem: “Le primarie appassionano sempre meno, proporzionalmente direi all'andamento del gradimento per il partito. Se nel 2007 Romano Prodi portò alle urne 4 milioni di votanti, con Zingaretti nel 2019 furono 1,7 milioni. Ora si stima che la partecipazione sarà di poco superiore al milione di elettori”.

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