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Il Pd sta con gli odiatori di Israele

Bufera sul convegno di Milano. La famiglia Aniasi diffida il partito a usare il nome dell'ex sindaco. Un caso anche la partecipazione di un assessore alla manifestazione vietata. Alla fine arriva il doppio passo indietro ma ormai il partito ha scelto da che parte stare. E nella Comunità ebraica cresce l'indignazione

Il Pd sta con gli odiatori di Israele

La sinistra sta contro Israele e ha tradito gli ebrei. Lo stavano denunciando in molti, ormai, e un fatto al giorno si incarica di confermarlo.

Mentre gli ebrei (italiani e non solo) avvertono un clima di crescente isolamento, la sinistra dà voce agli odiatori dello Stato ebraico, che si trova sotto attacco dei terroristi. E non si tratta solo della sinistra estrema, quella che l’altro giorno a Milano ha fischiato un ragazzo che ha esposto un cartello per la liberazione di Gaza da Hamas. No, anche il Pd a guida (sempre più incerta) di Elly Schlein, subisce pulsioni di questo tipo, che proliferano incontrollate come dimostra il caso di ieri a Milano. «Occupazione, apartheid e colonialismo». Basterebbero queste tre parole per qualificare il «convegno» che i giovani Pd avevano messo in piedi per il 15 febbraio in un circolo del centro città, una vecchia sezione del Pci dedicato un tempo a Palmiro Togliatti, oggi circolo «Aldo Aniasi», ex sindaco ma socialista (la sua famiglia ha diffidato il partito dall’uso del suo nome per iniziative simili).

Se non bastasse il trittico di quella formula ideologica, nella locandina dell’evento era (ed è) evocata la «resistenza» palestinese, tic tipico degli estremisti, mentre è omesso ogni riferimento all’attacco del 7 ottobre. Non solo: i Giovani Pd di Milano hanno invitato a parlare di un tema così delicato personaggi portatori di una narrazione del tutto sbilanciata. Non soltanto l’attore Moni Ovadia, che va per la maggiore negli ambienti oltranzisti e radical chic che stanno molto sinistra rispetto ai dem, ma anche la discussa «rapporteur Onu» Francesca Albanese, e figure ancor più discutibili, come tale Ibrahium Youssef che il 31 dicembre ha condiviso un «meme» del Giovani palestinesi che invitava a «sparare petardi solo su Israele». E poi Alae Al Said, presentata come scrittrice e attivista. Ebbene, un esponente della Comunità ebraica, l’ex vicepresidente Daniele Nahum, oggi consigliere comunale Pd, è andato a vedere cosa abbia scritto Al Said il 7 ottobre. E ha recuperato e diffuso questo post: «Una mattina d’autunno ti svegli e scopri che la storia si è alzata prima di te (...), ha impugnato una penna e ha deciso: “Oggi scrivo il capitolo più bello di tutti...”».

Davvero troppo, anche per un’iniziativa del Pd. «Chiedo al più presto che venga chiarita la linea nelle sedi opportune - ha dichiarato comprensibilmente Nahum - perché per quel che mi riguarda è irricevibile». «La misura è colma» ha dichiarato anche Davide Romano, già assessore alla Cultura della Comunità e direttore del Museo della Brigata ebraica, che ha collegato il caso alla vicenda di Lorenzo Pacini, un dirigente locale del Pd (è nella segreteria metropolitana), ed esponente dei Giovani dem, che sabato ha partecipato - con entusiasmo - alla manifestazione non autorizzata (quella in cui è stato minacciato il giovane col cartello contro Hamas). «Stanno creando un clima di odio - ha spiegato Romano, chiedendo le dimissioni di Pacini - credo vada dato un segnale».

Voci interne a un mondo ebraico - giustamente indignato - che si è fatto sentire anche con il presidente Walker Meghnagi. Voci isolate, come appunto quella del nipote di Aldo Aniasi, Luca, che ha intimato al Pd di non usare il nome dell’ex sindaco («era un amico di Israele») per eventi così smaccatamente sbilanciati, facendo presente di aver organizzato, con la sua Fiap (la federazione dei partigiani laici e di sinistra liberale) una settimana intera della Memoria, e in particolare (domani) un evento di tutt’altro segno, con un professore esperto di Shoah David Meghnagi e Alessandra Tarquini, autrice proprio di un libro sulla sinistra e gli ebrei.

Contro lo sciagurato convegno di Milano è intervenuta anche «Italia viva», che l’ha definito «sconcertante». Voci minoritarie e isolate, purtroppo, nel centrosinistra. Mentre dall’altra parte, il centrodestra ha massicciamente contestato apertamente l’evento. «Irricevibile», lo ha definito il capogruppo Fdi Riccardo Truppo, che ha notato anche come a Milano «non emergano voci istituzionali chiare», riferimento a un sindaco, Beppe Sala, sempre più silente e indifferente (e infatti è stato fischiato in sinagoga). Anche la Lega è andata all’attacco col capogruppo Alessandro Verri e Oscar Strano. I due esponenti del Carroccio hanno parlato di un evento «indegno» chiedendo la rimozione dell’assessore municipale. E Fi con la vicepresidente del Senato Licia Ronzulli ha chiesto una presa di posizione unitaria: «Sala, se c’è, batta un colpo. Ma che sia chiaro e netto contro l’antisemitismo».

Alla fine il centrodestra ha avuto soddisfazione, come Nahum. Pacini è stato sconfessato per la sua adesione alla manifestazione vietata. «Un grave errore politico», l’ha chiamato in Consiglio il capogruppo Filippo Barberis. E in serata l’assessore municipale, per tutta risposta, ha scritto un lungo e confuso post in cui in parte si giustifica e in parte rivendica, senza giungere a conclusioni sulla sua collocazione politica. Né Pacini né Nahum, insomma, hanno dedotto dalla vicenda che il Pd non sia più la loro casa. Inoltre, dopo un lunedì nero animato dalle telefonate e dalle proteste, in gran parte silenziose (non si sono viste dichiarazioni pubbliche di Emanuele Fiano, per esempio) alla fine il partito è intervenuto e ha indotto i Giovani a rivedere tutto. Grazie anche alle rimostranze di Aniasi, non sarà più un circolo a ospitare l’evento, che pare solo spostato. E la «scrittrice» ha fatto un passo indietro.

Resta una ferita, resta la sensazione di un partito senza bussola, e la certezza che gli amici di Israele, ormai, stiano da un’altra parte.

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