Augias attacca la Meloni: cosa ha detto

Il copione si ripete: lo scrittore attacca il presidente del Consiglio sul piano personale e non sulle azioni del governo

Corrado Augias
Corrado Augias
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La sinistra e i suoi esponenti intellettuali non riescono proprio a controllarsi quando si parla di Giorgia Meloni. Il copione è sempre lo stesso: negare i risultati positivi, dire che tutto sommato il consenso è così alto perché votano pochi elettori e offrire splendide ricette alternative e soluzioni magiche. Tutto ciò dai banchi dell'opposizione, che sia in Parlamento o nei salotti televisivi. E poi c'è un'altra parte della recita: l'affondo sul piano personale. Una parte a cui Corrado Augias non ha voluto rinunciare, e così si è dilettato nell'offensiva contro il presidente del Consiglio.

Tutto è partito dal rapporto di Meloni con la stampa. L'accusa è la solita: fuggire dai giornalisti e non rispondere alle obiezioni scomode. "È una cosa allarmante", ha detto a chiare lettere Augias, intervistato da Giovanni Floris a Dimartedì su La7. Sostenendo che ogni alto funzionario pubblico e di governo ha il dovere di rispondere a prescindere dal contenuto delle domande che vengono rivolte. E dopo questa premessa ha sganciato la bordata: "Lei non lo fa perché ha un carattere un po' collerico, allora tende a perdere la calma e a dare delle rispostacce, facendo brutta figura". Ed è arrivato alla conclusione: "Allora come ha risolto il problema? Tagliando il contatto con la stampa". Come se fosse una forma di autotutela.

Innanzitutto va riconosciuto allo scritto un enorme merito: non aver pronunciato la parola "fascismo" e non aver gridato esplicitamente al pericolo di un'imminente dittatura. Un traguardo eccezionale, considerando che la sinistra italiana ogni giorno lancia il pericolo di una deriva autoritaria e va in giro per catturare gli spettri di un regime passato che - a loro giudizio - starebbe per fare di nuovo irruzione nel nostro Paese.

Però Augias ha comunque deciso di attaccare Meloni sul piano personale. E non è di certo meno grave rispetto alla ormai nota e stancante retorica sul fascismo. Il presidente del Consiglio viene accusato di non avere un ottimo rappporto con i giornalisti, ma per quale motivo non vengono elencate tutte le occasioni in cui opinionisti, stampa e intellettuali hanno sputato veleno nei suoi confronti? Non dimentichiamo Filippo Ceccarelli, firma de La Repubblica, che ha storpiato il nome della manifestazione politica giovanile della destra italiana per concedersi un'uscita volgare: "Atreju, Atreju, a troia...".

Per non parlare di Rosy Bindi che, pur di difendere Roberto Saviano, ha rivolto un'accusa choc verso Fratelli d'Italia: "Chi ha usato questi metodi oggi non combatte certo la mafia, forse in qualche modo la affianca". Ecco, caro Augias, anche tutto ciò "è allarmante"?

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