Beati loro, il premier Monti e il ministro Passera, che vedono la fine del tunnel. Non ci lamentiamo del loro ottimismo. Anzi, diciamo che ci voleva dopo mesi di opprimente grigiore. È che un conto sono le parole, pronunciate da entrambi al meeting di Comunione e liberazione, altro i fatti. E i fatti, purtroppo, anche ieri ci hanno detto, attraverso lo spread, che, andando avanti così, il tunnel è ancora molto lungo. E allora sorge il legittimo sospetto che Monti e Passera, più che la luce, vedano avvicinarsi le elezioni e non resistano alla tentazione di entrare anche loro in campagna elettorale. Avevano giurato che, completato il lavoro, si sarebbero ritirati. Nulla di più falso, in quanto a balle i tecnici non sono da meno dei politici. Uno si è fatto preventivamente incardinare nella politica come senatore a vita, l'altro non ha certo lasciato stipendi milionari (amministratore delegato di Banca Intesa) per fare solo un breve giro di giostra.
Tutto il non detto dell'operazione Napolitano-Monti sta venendo a galla. Per completare l'opera serve alzare una cortina fumogena sul fallimento di questo governo, scaricare le colpe sui predecessori, cominciare a disegnare un futuro roseo. E alcune parti politiche, anche di centrodestra (vedi i ciellini in questi giorni), rischiano di cadere nell'ultimo trabocchetto, attirate dalle sobrie sirene del presunto nuovo corso. Non sarebbe la prima volta nella storia d'Italia che i cattolici si prestano a fare da servi sciocchi a poteri finanziari e massonici.
Più che la luce vedono le elezioni
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