Politica

Il pm Ingroia predica pure dal blog di Grillo

Il procuratore aggiunto di Palermo attacca i politici: "Dal Palazzo non è venuto alcun sostegno alla magistratura". Critiche dalla rete: "Falcone non sarebbe mai intervenuto su un sito politicizzato"

Il pm Ingroia predica  pure dal blog di Grillo

Roma - Sul sito di Beppe Grillo ogni settimana arriva almeno un intervento. Sono piccoli «ou­ting » politici: nuovi simpatizzan­ti, più o meno noti, si svelano. Chi scrive si presenta: «Buongiorno a tutti». E il buongiorno ai blogger grillini ieri l’ha dato un magistra­to: Antonio Ingroia, procuratore aggiunto alla procura distrettua­le antimafia a Palermo. L’intervento è contro la politi­ca, ma Ingroia scrive sul foglio più politico degli ultimi mesi. Il Movimento 5 stelle è al top dei sondaggi e si prepara alle elezio­ni del 2013 come terza forza. Ma Ingroia non è nuovo a interventi fuori dal ruolo.

Lo scorso autun­no partecipò al Congresso del Co­munisti italiani e ammise: «Con­fesso che non mi sento del tutto imparziale. Mi sento partigiano, sono un partigiano della Costitu­zione ». Anche il procuratore anti­mafia Pietro Grasso lo criticò. Ora di nuovo lo zampino in politi­ca. Anzi, più che la zampa, In­groia ci ha messo la faccia, per­ché ha lasciato addirittura un vi­deomessaggio di dodici minuti. «L’Italia è un Paese di irrespon­sabili - dice il pm antimafia sulla home page di Grillo­senza giusti­zia e senza verità. La giustizia e la verità cui hanno diritto le vittime, i familiari delle vittime, i cittadi­ni. Per riconquistare il piacere di sentirsi cittadini di questa Repub­blica ».

Il magistrato partigiano ricor­da i suoi vent’anni alla procura di Palermo e lamenta soprattutto l’abbandono in cui sarebbe stata lasciata la magistratura nelle in­dagini sulle stragi di mafia: non solo la politica non ha individua­to responsabilità storiche e re­sponsabilità politiche rispetto agli anni dello stragismo e alla trattativa tra Stato e mafia, ma «né dalla politica, né dal mondo dei mass media,il mondo dell’in­formazione è venuto un soste­gno nei confronti della magistra­tura », accusa. Anzi, «tutte le iniziative - si sfo­ga ancora Ingroia- di realtà giudi­ziaria ovviamente, sono state ac­colte con freddezza, fastidio, a volte con ostilità, come se questo Paese la verità non la volesse».

Poi chiarisce: «Come se una gran­de parte del Paese» non volesse conoscere le proprie origini, «for­se per la paura di scoprire qualco­sa di cui vergognarsi nella pro­pria vita». Ed è quindi molto per colpa del­la politica che «l’Italia è un Paese senza verità sulle stragi, sui gran­di delitti politico-mafiosi» ed è «incapace di illuminare gli ango­li bui e sporchi del suo passato, senza coraggio» e a volte «la ragio­ne di Stato è finita per prevalere sulle ragioni del diritto, sulle ra­gioni della giustizia », arrivando a una «verità dimezzata e negata». Poi un passaggio che sembra scritto apposta per Grillo e segua­ci, l’antipolitica vista dal magi­strato: «Soprattutto la nostra clas­se dirigente » è «troppo affeziona­ta al principio di irresponsabilità attraverso la ricerca dell’impuni­tà, dell’impunità penale e dell’im­punità politica».

Troppi assassi­ni e mandanti di stragi sono in li­bertà, perché «alla magistratura non vengono dati strumenti effi­cienti ». Nel lunghissimo videointer­vento, Ingroia chiede anzi che sia­no i cittadini a esigere e pretende­re «la verità»: «Bisogna spalanca­re ogni porta chiusa, ripristinare il binomio verità e giustizia per co­struire il Paese, per costruire una vera democrazia come fecero i nostri padri costituenti». Di seguito messaggi di solida­rietà, certo. Ma non tutti i blogger apprezzano il buongiorno di In­groia: «Gent.mo dott. Ingroia ­scrive Giovanni Africa da Reggio Calabria - do per scontato che la sua odierna “performance” non sia finalizzata a una auto-sponso­rizzazione per le prossime elezio­ni politiche nel Movimento Cin­que stelle. Ne sarei lieto, ma cre­do che Di Pietro abbia la prece­denza ». «I magistrati sono una Casta», puntualizza «psichiatria».

«Egregio Dott. Ingroia - scrive Ezio G. - non ho elementi suffi­cienti per giudicare Lei e il Suo operato. Sono tuttavia certo che Falcone e Borsellino, due magi­strati che hanno pagato con la vi­ta la loro dedizione allo Stato, mai e poi mai si sarebbero per­messi di scrivere su questo blog, che è notoriamente indirizzato politicamente».

E c’è addirittura chi gli chiede di aprire la busta pa­ga: «Ci dice cittadino Ingroia quanto prende di stipendio?», punge GiorgiodaMilano.

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