Lo aveva detto e lo ha fatto. Beppe Grillo è stato di parola. L'incazzatura non è passata nell'arco di ventiquattore e la notte, invece che portare consiglio, ha portato solo scompiglio. Espulsi. Giovanni Favia e Federica Salsi sono stati cacciati. Con otto righe in cui vengono diffidati dall'utilizzo del simbolo del M5S. Come se fosse – ma forse lo è – un'azienda in franchising. Il blog di Beppe Grillo da gazzetta ufficiale del movimento, si è trasformato in una perenne lista di proscrizione. E i commenti dei lettori sono dei Cahiers de doléances. Chi parla, chi fa domande, chi s'interroga, chi critica Grillo e Casaleggio viene sbertucciato, esposto al pubblico ludibrio e poi messo alla porta senza nessuna spiegazione. Il primo è stato Tavolazzi e l'ultimo probabilmente non si è ancora iscritto al Movimento 5 Stelle. Perché l'epurazione è diventata prassi. E a sinistra si sfregano le mano. Mentre Bersani fa il Grillo e dà il via alle parlamentarie del Pd, Grillo fa il vecchio funzionario comunista e mette alla porta chi "rompe i coglioni". Nessuno si aspettava che l'ex comico fosse cresciuto a pane e Voltaire, ma neppure che facesse dell'illiberalismo una bandiera. Come nei partiti autoritari, come in Corea del Nord. Il segreto dell'iperdemocrazia di Grillo al momento è l'espulsione per direttissima. Veloce come un colpo di clic. Questa non è nuova politica, è solo la vecchia politica fatta con mezzi più moderni.
Il Grillo sull'orlo della crisi di nervi è diventato da volano a zavorra per il suo stesso movimento. La scritta “Non disturbare” va bene per le porte degli alberghi, non per quelle dei movimenti che vogliono entrare in Parlamento.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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