Il Ppe attacca il Cavaliere ma senza Forza Italia perde

La Merkel s'indigna per la frase sui lager tedeschi e il candidato alla Commissione Ue Juncker la segue. Però sanno che i seggi azzurri sono determinanti per vincere

Il Ppe attacca il Cavaliere ma senza Forza Italia perde

Roma - A scoppio ritardato anche il Ppe spara addosso a Berlusconi. Il pretesto è la frase del Cavaliere sui lager nazisti di sabato scorso. Dopo le ire del campione dell'antiberlusconismo militante, il teutonico Martin Schulz, ieri anche la grande famiglia politica europeista di centro e di centrodestra che raccoglie le forze moderate, democristiane e conservatrici, s'è fatta sentire. Il candidato popolare alla presidenza della Commissione europea, Jean Claude Juncker, s'è indignato, seppur con un paio di giorni di ritardo: «Le dichiarazioni di Berlusconi mi hanno nauseato. Gli chiedo di ritirarle immediatamente e scusarsi con i sopravvissuti dell'olocausto e con i cittadini della Germania». L'attacco è duro: «Ci sono cose sulle quali non si scherza. Sull'Olocausto non c'è niente da ridere!». Junker difende a spada tratta Berlino perché durante la crisi la Germania «ha mostrato solidarietà».

L'attacco al Cavaliere è concentrico. Anche la cancelliera Merkel, che fino a ieri aveva taciuto, ha dato fuoco alle polveri, attraverso il suo portavoce Steffen Seibert: «Parole incommentabili. Assurde. Talmente assurde che il governo tedesco non le commenta», ha detto, di fatto commentandole. «Come non commento neppure i manifesti elettorali negli altri Paesi», ha aggiunto facendo riferimento allo slogan azzurro «Più Italia, meno Germania». Anche il partito della cancelliera Merkel, la Cdu, fa parte della grande famiglia del Ppe. Ma è proprio la reazione stizzita del candidato dei popolari europei a far strabuzzare gli occhi agli azzurri italiani. A rispondere per le rime è Renato Brunetta: «Altro che scusarsi con tedeschi ed ebrei. Berlusconi non ha affatto scherzato sull'Olocausto, né accusato a vanvera un popolo che stimiamo e amiamo, ma ha dato voce a un timore serio e realistico dell'opinione pubblica non solo italiana». E ancora: «Oggi i leader tedeschi tendono per la loro personale ambizione, a rimuovere la memoria di quel che le pulsioni nazionalistiche ed egemoniche della Germania hanno storicamente sempre causato in Europa: invasioni, guerre e lutti. L'Ue e la sua unità monetaria erano state volute nei primi anni '90 a Maastricht proprio per evitare che l'unità delle due Germanie facesse rinascere a Berlino ambizioni da superpotenza, usando il marco come arma di dominio. Negli ultimi anni la saggezza del grande Kohl, che sull'esempio di Adenauer aveva fatto sue queste preoccupazioni, è stata devastata dalle mire egemoniche della Merkel e di Schulz».

La tensione è alle stelle ma chi sta spaccando il Ppe è la politica di austerità imposta da Berlino. Ovvio: la sinistra fa baldoria davanti alla zuffa nel pollaio del Ppe e chiede l'espulsione di Berlusconi e Fi dai popolari europei. Come mai? Il Ppe, che raggruppa 73 partiti membri, è il primo partito nel Parlamento europeo dal 1999, così come nella Commissione europea. Mena le danze, insomma, forte di 264 deputati su 736. Il Pse, invece, ha 208 membri. Logico che la sinistra abbia tutto l'interesse a che gli avversari del Ppe perdano forza. Ne perderebbero parecchia senza Berlusconi, posto che gli italiani pesano con i loro 32 membri. Poco sotto ai tedeschi (42 membri).

Questi ultimi, sopportando Berlusconi come un sasso nelle scarpe perché contrasta le loro politiche d'austerità, da tempo lavorano per emarginarlo, cercando un asse con i vertici del Ppe. Junker ci ha messo due giorni per fare due calcoli e, temendo di perdere l'appoggio teutonico, ha deciso di correre in aiuto dei più forti.

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