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Dal presidenzialismo al modello italiano: i quattro scenari delle riforme

Sul tavolo delle riforme ci sono ben 4 possibilità. Presidenzialismo, semipresidenzialismo, premierato e modello italiano: ecco come può cambiare l'Italia

Dal presidenzialismo al modello italiano: ecco i 4 scenari delle riforme

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Il cantiere delle riforme ha preso il via nella giornata di ieri. Il dialogo tra il governo e i partiti delle opposizioni è solamente la prima fase di un percorso che tende a garantire stabilità politica al nostro Paese. Il presidente Giorgia Meloni nelle consultazioni non ha imposto alcuno scenario, a testimonianza della reale volontà di collaborare. Ma alla base c'è una premessa indispensabile: la volontà degli elettori va rispettata. Sul tavolo ci sono ben 4 ipotesi, dal presidenzialismo al modello italiano: ecco come può cambiare l'Italia.

Il presidenzialismo

Quella del presidenzialismo è senza dubbio l'opzione più fredda dal punto di vista delle opposizioni, che si sono schierate in maniera assolutamente contraria a quella che viene vista come una forma in grado di spaccare il Paese. Il fronte del "no" sostiene che la figura terza del presidente della Repubblica debba essere preservata piuttosto che, per dirla con le parole di Elly Schlein, ridimensionarne il ruolo favorendo "un uomo o una donna sola al comando".

In tal caso il potere esecutivo è concentrato unicamente nella figura del presidente che è sia il capo dello Stato sia il numero uno del governo. Viene eletto direttamente dai cittadini e non ha bisogno del voto di fiducia parlamentare. Comunque, proprio per controbilanciare il suo grande potere politico, il Parlamento gode dell'esclusiva potestà di iniziativa legislativa. Già da ora appare impossibile procedere sul presidenzialismo con l'accordo con le opposizioni. Al limite, in caso di veti e ostruzionismo della sinistra, in tal senso potrebbe andare la maggioranza di centrodestra in maniera autonoma per poi interpellare gli italiani con un referendum.

Il semi-presidenzialismo

Un altro sentiero porta al semi-presidenzialismo, ma anche questo non gode dell'apprezzamento delle opposizioni. In tal caso il presidente della Repubblica, che può vantare sostanziali poteri politici, viene eletto direttamente dal popolo. Invece il primo ministro e il governo, espressione della maggioranza, possono essere sfiduciati dal Parlamento. L'orientamento sarebbe quello di guardare al modello francese.

Il presidente è il vero capo dell'esecutivo e resta in carica per 5 anni ma potrebbe procedere a cambi di governo e del primo ministro. Viene mantenuto il rapporto di fiducia tra Camera e governo come nelle altre democrazie parlamentari ma, a differenza di quanto avviene ora, i leader dei partiti si contendono la corsa per diventare presidente della Repubblica invece che per ricoprire la veste di primo ministro.

Il premierato

L'unico punto su cui è emersa una certa convergenza riguarda il premierato. Si tratta di una variante della forma di governo parlamentare che si basa su due novità di rilievo: il presidente del Consiglio viene eletto dai cittadini e gli viene riconosciuto un ruolo rafforzato (ad esempio potere di nomina e revoca dei ministri fino alla possibilità di sciogliere le Camere). Al Parlamento resta il potere di eleggere il presidente della Repubblica, che mantiene il suo ruolo di personalità super-partes e di contrappeso.

"Su questo tema c'è qualche timida apertura, la terremo in considerazione. C'è minore opposizione", ha fatto sapere Meloni. Ci sono molteplici indirizzi. Il Terzo Polo sorride al cosiddetto sindaco d'Italia. Altri guardano al modello della Germania, chiedendo di prevedere una sfiducia costruttiva e un tempo molto breve entro cui cercare una sostituzione al cancelliere altrimenti si torna alle urne. Magari si potrà provare a raggiungere un'intesa almeno su questo fronte.

Il modello italiano

Giorgia Meloni è stata chiarissima: "Noi non siamo innamorati di un modello in particolare". Ecco perché si potrebbe aprire la strada addirittura di un modello tutto italiano, uno scenario paventato ieri dal presidente del Consiglio in occasione delle consultazioni. Dunque non per forza bisogna ispirarsi ai tanti sistemi che possono essere presi ad esempio nelle altre democrazie.

I contorni sarebbero tutti da definire, però Meloni ha avvertito: "Per noi è importante avere una condivisione e spero di ottenerne una più ampia possibile, ma non a costo di venir meno agli impegni presi con i cittadini".

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