Primarie Pd, caos sulle cifre: Bonaccini e Schlein danno i numeri

Per il governatore il distacco sulla competitor è di 14 punti, per l'ex sardina di 6. Stime diverse anche sull'affluenza. E meno male che Letta aveva elogiato la trasparenza delle primarie

Primarie Pd, caos sulle cifre: Bonaccini e Schlein danno i numeri

Nel Pd stanno già dando i numeri. A consultazioni ancora in corso, la sfida per prossima segreteria dem si è già arenata nel terreno limaccioso delle cifre. Perché la matematica non è un'opinione, tranne che per i pallottolieri della sinistra. Le prime stime sul voto, infatti, danno Stefano Bonaccini in vantaggio su Elly Schlein in maniera univoca, ma è sulla forbice del distacco tra i due che sono iniziate le prime divergenze. Per il comitato del presidente dell'Emilia Romagna il divario è di quasi 14 punti (50,22% contro il 36,37% della principale avversaria). Per quello della deputata, invece, la distanza registrata sarebbe assai più ridotta: solo sei punti e mezzo (47,3% lei, 40,8% lui).

La guerra dei numeri

E meno male che le primarie Pd dovevano essere un punto di svolta, un momento di ripartenza e di unità allo stesso tempo. Ancora non sono arrivati allo spareggio finale e già i principali contendenti sono in disaccordo sui numeri. "Bonaccini in largo vantaggio con più del 50% di voti", aveva esultato nelle scorse ore sui social Dario Nardella, sostenitore del politico modenese. A stretto giro era arrivata la risposta piccata di Marco Furfaro, portavoce nazionale della mozione Schlein: "Altri avevano i sondaggi, noi abbiamo sale, teatri e piazze stracolme ogni giorno che passa (...) Siamo al 40,8%, a 6,5% da Bonaccini. Forse qualcuno pensava di aver già vinto, i dati dimostrano che c'è una voglia di cambiamento inarrestabile".

Perché hanno dati diversi

Come spiega il Corriere, le differenze di conteggio sarebbe dovuta al dato relativo ai votanti complessivi registrati: oltre 15.500 secondo il comitato di Bonaccini, circa 14 mila per la squadra di Elly Schlein. Il presidente dell'Emilia Romagna ha anche riferito i numeri rilevati per altri due aspiranti segretari di partito: Gianni Cuperlo (fermo all'8,63%) e Paola De Micheli, stimata al 4,17%. Chiaramente di tratta di dati parziali, visto che le votazioni nei circoli saranno aperte fino al 12 febbraio, con una proroga al 19 in Lazio e Lombardia. Poi il 26 febbraio scatterà il duello finale, nei gazebo, tra i più votati.

Il caso salernitano e i tesseramenti sospetti

Certo, l'immagine di un partito già diviso (o quantomeno confuso) pure sui numeri parziali non è il massimo. Enrico Letta, da parte sua, ce l'aveva messa tutta per "imbellettare" la competizione interna al Pd. "Siamo gli unici che decidono con partecipazione, trasparenza e competizione aperta la leadership", aveva affermato proprio nei giorni scorsi. Poi sono iniziate le primarie nei circoli e con esse i primi grattacapi. A Salerno, il Comitato Schlein Campania ha chiesto l'annullamento dei congressi Pd svolti in provincia, che secondo l'ex senatore Sandro Ruotolo sarebbero avvenuti "in maniera non conforme al regolamento". E poi è scoppiato il presunto caso casertano, con la denuncia - da parte di alcuni esponenti del partito - di tesseramenti sospetti. Nicola Corrado, coordinatore provinciale a Napoli della mozione Schlein, aveva addirittura parlato di "tesseramento gonfiato".

Ma come: le consultazioni di partito non dovevano essere, secondo Letta,

l'emblema della partecipazione e della trasparenza interne al Pd? Per ora, agli occhi degli osservatori esterni, sembrano piuttosto il sintomo del disordine che ancora regna sovrano nel principale partito della sinistra italiana.

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