Procure a orologeria, è l'ora di Grillo

Procure a orologeria, è l'ora di Grillo

Se l'avversario non lo batti politicamente attaccalo per via giudiziaria. È una vecchia regoletta del Pd molto nota a Silvio Berlusconi e con la quale fa ora conoscenza anche Beppe Grillo, terzo incomodo (e scomodo) della dialettica bipolare. Ieri il leader dei Cinque Stelle ha vissuto un venerdì movimentato nel ramo carte bollate: dapprima ha scoperto di essere indagato, su «soffiata» del Pd, per istigazione di militari a disobbedire alle leggi, un articolo tra i meno frequentati del codice penale. Poi è venuto a sapere che a Torino l'accusa del processo ai No Tav ha chiesto per lui una condanna a nove mesi. Una coincidenza che a molti ha fatto tornare in mente gli avvisi di garanzia a orologeria recapitati al Cav in alcuni momenti fatidici della sua carriera politica. La memoria, si sa, fa strani scherzi. E non solo lei.
È la prima in realtà la vicenda più controversa. Con tanto di risvolto giallo. Inizialmente, infatti, era filtrato che fosse la Procura di Genova ad aver indagato il comico per la lettera aperta di Grillo indirizzata lo scorso 10 dicembre, durante la fase calda delle manifestazioni dei cosiddetti Forconi, ai vertici di polizia, esercito e carabinieri per chiedere che le forze dell'ordine solidarizzassero con i manifestanti e non si ergessero a difesa della classe politica italiana. «Alcuni agenti di polizia e della guardia di finanza a Torino si sono tolti il casco - scrisse Grillo - si sono fatti riconoscere, hanno guardato negli occhi i loro fratelli. È stato un grande gesto e spero che per loro non vi siano conseguenze disciplinari».
Poi la precisazione che non cambia la sostanza. La Procura ligure ha aperto un fascicolo in seguito al ricevimento di una serie di atti da parte di altre Procure nelle quali Grillo sarebbe già indagato, tra cui quelle di Teramo, Bergamo e Roma, atti che sarebbero inerenti alla lettera e anche ad altro materiale comparso sul blog beppegrillo.it. Il fascicolo trasmesso dalla capitale si basa su due esposti, di cui uno firmato dal coordinatore dei giovani del Pd e parlamentare Fausto Raciti, che ieri così esultava a RaiNews24: «L'apertura dell'indagine non è questione di soddisfazione, ci sono confini che nessuno può superare. Un conto è la bagarre in aula, un altro è l'istigazione al colpo di Stato. Non si può istigare forze dell'ordine a fare un colpo di Stato». La Procura di Genova sta vagliando la sussistenza della competenza territoriale, in questo momento legata solo alla residenza genovese di Grillo. Se questo dubbio sarà risolto, sarà aperto un fascicolo contro Grillo se non altro come atto dovuto. «Chi di denuncia facile ferisce, di denuncia perisce. Il confronto democratico del Pd si basa solo su querele e denunce, se questo è il linguaggio del confronto democratico che il Pd comprende, allora sarà corrisposto», la minaccia di Roberta Lombardi, deputata grillina. «Ci vogliono davvero far vincere le elezioni...», scherza il collega Andrea Colletti.
Quanto alla vicenda Tav, i pm della Procura di Torino Andrea Padalino e Antonio Rinaudo hanno chiesto una condanna a 9 mesi per Beppe Grillo per la violazione dei sigilli della baita Clarea in Val Susa, sotto sequestro per abuso edilizio e diventata un simbolo della lotta contro l'alta velocità. I fatti risalgono al 2010.

I due pm, nella proposta di conteggio della pena, hanno applicato la recidiva in riferimento a una precedente condanna per diffamazione. La stessa condanna è stata chiesta anche per uno dei leader No Tav Alberto Perino. Pene da sei mesi a un anno e mezzo sono state chieste per altri 14 imputati mentre per cinque i pm hanno proposto l'assoluzione.

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