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Pd, Fioroni tuona: organizziamo il congresso del Pse? Allora torna la Margherita

Fioroni scatena la rissa: "Epifani sa che viene meno l’atto fondativo del Pd e che lo scioglimento della Margherita è annullato di fatto perché la non adesione al Pse era clausola risolutiva"

Pd, Fioroni tuona: organizziamo il congresso del Pse? Allora torna la Margherita

Nuove grane in seno al Pd. Proprio nel giorno in cui Romano Prodi fa sapere che non voterà alle primarie. A innescare la miccia della polemica è Giuseppe Fioroni. Contesta l’organizzazione (annunciata da Epifani) del congresso del Pse a Roma da parte del Pd. Lo giudica "un blitz pericoloso e grave, con cui viene meno l’atto fondativo del Pd" che escludeva l’adesione al Pse. Il Pd, infatti, non fa parte del Partito socialista europeo e, durante le riunioni internazionali, i suoi dirigenti stanno sulla porta a guardare o, al massimo, partecipano come "ospiti". Ma nulla di più. Questo perché, fin dalla sua nascita il Pd, volutamente né carne né pesce, ha scelto di non aderire alla grande famiglia socialista per non fare preferenze nella fusione a freddo tra ex Pds ed ex margheritini (Popolari). Ma in questo modo, aggiunge Fioroni in un tweet, "lo scioglimento della Margherita è annullato di fatto".

Sembra un tuffo anacronistico nel passato. Ma è solo l'ultimo segnale della crisi, ormai sin troppo evidente, che dilania il Partito democratico, nato nell'ottobre 2007 e, per alcuni, già morto. O comunque sulla via dell'implosione. "L’organizzazione del congresso dei socialisti europei, sostiene l’esponente della componente popolare, "non è nella disponibilità del Pd. Si tratta di un atto grave che muta geneticamente il Pd. Riflettete prima di farlo - dice Fioroni in un altro tweet - è un blitz pericoloso e grave che annulla il partito di centrosinistra per diventare la sinistra. Un errore gravissimo". Chissà se il suo appello sarà ascoltato. Oppure se, questo suo cinguettio, segna, di fatto, la futura scissione tra cattolici e socialisti. A rincarare la dose è Pierluigi Castagnetti, un altro ex Dc: "Con tutto il rispetto di Epifani che fa un lavoro difficilissimo: non mi pare che il Pd abbia mai deliberato di aderire al Pse", scrive su Twitter.

Il senatore del Pd Vannino Chiti, invece, difende Epifani: "La scelta di tenere a Roma il congresso del Pse è giusta e importante. Tutti i candidati alla segreteria - aggiunge - propongono l’adesione al Pse: almeno questa decisione è comune e condivisa. Non è di poco conto. Stupisce che qualcuno sembri non essersene accorto. Non è il tempo di stare da soli in Europa né alle elezioni per il Parlamento Europeo né dopo. Questo parziale autoisolamento è durato anche troppo. Noi siamo una sinistra plurale - conclude Chiti - e la nostra collocazione non può che essere con chiarezza con i socialisti e i progressisti europei".

"Fioroni è un provocatore - tuona Gianni Pittella, candidato alla segreteria del Pd -. Ha la testa rivolta a vecchie o nuove Margherite e forse cerca solo un pretesto per uscire dal Partito democratico. Abbia almeno la compiacenza di risparmiarci il film già visto con Rutelli il quale prima ha bloccato l’ingresso del Pd nel Pse e poi se n’è andato".

L'annuncio di Epifani

"Tra fine febbraio e inizio marzo - dice Guglielmo Epifani concludendo un incontro organizzato dal candidato alle primarie del Pd, Gianni Cuperlo, a Milano - per la prima volta, abbiamo l’onore di organizzare a Roma il congresso del partito socialista europeo, segno di un’appartenenza che dice quali sono le nostre radici e i nostri legami. Così buon congresso a tutti, buona sfida, caro Gianni".

E Prodi diserterà le primarie

Intanto, mentre i democratici si si interrogano sulla propria matrice culturale e guardano all'8 dicembre, per conoscere il nome del proprio nuovo leader, Prodi (non un nome a caso) si mostra deluso, amareggiato, stanco... L'uomo che ha fatto nascere l'Ulivo e, dopo qualche anno, ha aderito con convizione al Pd, non andrà a votare alle primarie per scegliere il nuovo segretario nazionale. Nessuna preferenza tra Renzi, Cuperlo, Civati e Pittella. Questi nomi non smuovono alcun interesse nel Professore. In un'intervista a Tele Reggio fa sapere che non ha ritirato la tessera. Ma chiarisce: nessuna polemica.

"Non ho ritirato la tessera e non voterò alle primarie - ha detto Prodi -, non per polemica, ma ho deciso di ritirarmi dalla vita politica. Non sono un uomo qualunque - ha aggiunto - se voto alle primarie devo dire per chi, come e in che modo". L’ex premier vuole far vedere, però, che è ancora affezionato alla sua creatura. Si augura che "in tanti votino alle primarie". Ma ribadisce: "Credo che sia bene, avendo fatto un passo indietro, che io mantenga la mia coerente posizione".

Si era già ritirato Prodi. Ma nell'ultima campagna elettorale era salito sul palco, a Milano, a sostegno di Bersani. Un modo come un altro per far vedere, a tutti, che lui c'era sempre. Poi, però, dopo la tremenda bastonata rifilatagli da un centinaio di parlamentari del Pd, che l'hanno bocciato come inquilino del Colle, impedendone l'elezione, il Professore deve averci ripensato. Basta politica. Chissà se per sempre. Vedremo.

Qualcuno spera ancora in lui."«Il Pd che nascerà il 9 dicembre sarà il più lontano possibile da quello del voto al buio dei 101", dice la senatrice democratica Isabella De Monte. "Per questo faremo di tutto, in questo mese che ci separa dalle primarie, per convincere Romano Prodi a tornare sui suoi passi e comunque per costruire un Pd affine al suo spirito e alle sue idee". Riusciranno a convincere Prodi a tornare sui suoi passi? "Il programma di Matteo Renzi - aggiunge la senatrice - riprende molte delle battaglie riformiste del Professore- compresa la volontà di cambiare radicalmente un partito governato in questi anni da un caminetto. Lo stesso caminetto che ha sempre tradito Prodi".

Renzi avverte tutti: basta intrighi

"Mi sono candidato - scrive il sindaco di Firenze in una lettera indirizzata agli iscritti del Pd - perché vorrei che questa comunità di donne e uomini, che questo popolo sconfitto alle ultime elezioni, che questo gruppo di cittadini provasse finalmente
a vincere per cambiare finalmente l’Italia. Senza gli intrighi del passato, dove, quando abbiamo vinto, abbiamo mandato a casa i nostri leader, senza l’esasperata guerra di correnti.

Questo discorso - puntualizza - vale innanzitutto per chi si professa
renziano".

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