diLa guerra di Mario. Monti ha deciso di non dare quartiere agli evasori e ha preso così sul serio la sua campagna bellica da ricorrere a strumenti eccezionali. Si sa, la guerra è guerra e in genere quando la nazione è armata mette da parte alcune libertà fondamentali. Forse per questo il premier ha pensato di recuperare dal passato in nero le famose veline di regime. Quelle che il governo fascista «suggeriva» ai giornali. Qualcuno ancora se le ricorda. Non pubblicare fotografie di Carnera a terra. Non si parli del cuore del Duce. Non interessarsi mai di qualsiasi cosa che riguardi Einstein. Nelle cronache e nei commenti delle partite di calcio non «sfottere» gli arbitri. Ora la guerra di Mario non è globale. È la sacrosanta battaglia contro gli evasori, con un surplus di enfasi da fustigatore dei costumi, che forse non ha avuto neppure quando era magnifico rettore alla Bocconi. Per ora le sue veline sono quindi circoscritte a questo campo. Chiamatele veline mirate, veline intelligenti, veline a uomo. Ma sempre veline sono. «Dirò ai dirigenti della Rai di non usare più l'aggettivo furbi nella descrizione dei tg su chi evade le tasse». E la libertà di informazione? Ok, Monti è un tecnico, ma non rientra nei suoi diritti-doveri fare il giornalista. Caro presidente faccia il suo mestiere. Anche se i direttori Rai, da Maccari alla Berlinguer, passando per Masi, si sono subito allineati. Quanto è bella la velina di Monti.
Magari quello del premier è solo un lapsus. Ma se fosse invece quel demonietto anti democratico che ogni tanto fa capolino anche nel più libertario dei tecnici? Il guaio dei governi tecnici è che ti viene voglia di comandare tutto. Da oggi nessun uomo o donna pronunci la parola crisi in spazi o contesti pubblici. Al massimo abbia il buon gusto di coniugarla al passato remoto o all'imperfetto. C'era la crisi. Neppure il passato prossimo va bene. Quella che voi vedete in busta paga è solo un miraggio di mezz'estate. E se non avete soldi per andare in vacanza restate a casa e combattete porta a porta gli evasori. Non a caso, Mario, per mettersi avanti con il lavoro se ne è andato in Svizzera, vicino a St. Moritz, per guardare i furbi, pardon gli evasori, da vicino.
Per fortuna che il premier si è reso subito conto della sbandata del demonietto. E si è corretto in fretta. «Non dico, ma suggerisco». Ecco, suggerisco suona meglio. Solo che poi quando si mette a parlare di De Gasperi e della nascita dell'Europa lo spiritello gli scappa un'altra volta. Monti dice che nel maggio del 1950 la dichiarazione Schuman non sarebbe mai stata approvata da un referendum. Si riferisce al discorso del ministro degli esteri francese che invitava Francia e Germania a dimenticare le rivalità storiche e collaborare per la produzione di carbone e acciaio. La dichiarazione Schuman è considerata il primo discorso politico ufficiale in cui compare il concetto di Europa. Alle spalle c'era la guerra e un conflitto devastante tra Berlino e Parigi.
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