Sono già più di cento, dall'inizio dell'anno, le donne uccise in Italia per mano di un uomo che quasi sempre è il partner o un ex o un parente. Quasi una ogni due giorni. Lo chiamano «femminicidio», la parola non è bella ma rende l'idea: uccidere una donna proprio perché donna, e in quanto tale considerata di proprietà dell'uomo che ha diritto di scelta su come e quanto deve vivere la compagna, la figlia, la sorella, la cui unica colpa è di aver voluto sottrarsi a questa tirannia. Per questo reato, le deputate Giulia Bongiorno e Mara Carfagna chiedono, in una proposta di legge, la pena dell'ergastolo. L'argomento è di grande attualità, non solo per i continui episodi di cronaca ma anche perché il 25 novembre si celebra la Giornata mondiale contro la violenza sulle donne.
Anche il ministro Elsa Fornero, che ha la delega alle Pari opportunità, ha ammesso che essere donna in Italia è un ostacolo oggettivo e che verso le donne «c'è un accanimento particolare» e ha auspicato che il Parlamento ratifichi al più presto la Convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne. «Non chiamateli raptus di follia - conclude la Bongiorno . Si tratta invece di atti criminali».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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