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"Può saltare tutto". Nervi tesi nel Pd: Bonaccini prepara il braccio di ferro

Mal di pancia e fibrillazioni nel Partito democratico per la scelta dei capigruppo: "Questa insistenza non c'è mai stata". La minoranza interna non molla e vuole tirare dritto

"Può saltare tutto". Nervi tesi nel Pd: Bonaccini prepara il braccio di ferro

I malumori e le fibrillazioni nel Partito democratico sono tornati all'ordine del giorno, prendendosi ancora una volta la scena dopo qualche giorno di facile entusiasmo. Il successo di Elly Schlein alle primarie aveva fatto scattare toni trionfalistici che hanno già lasciato spazio ai consueti mal di pancia. La fumata nera sui capigruppo ha avuto inevitabilmente un impatto sulla situazione all'interno del Pd: non mancano nervi tesi che scattano la fotografia di una galassia in perenne confusione e connotata da costanti liti incrociate.

Nervi tesi nel Pd

La sponda di Stefano Bonaccini tiene a sottolineare la necessità di una gestione condivisa, un mantra ripetuto sistematicamente dopo le primarie ma che in queste prime settimane fatica a trovare un'attuazione pratica. Per la giornata di domani il governatore dell'Emilia-Romagna avrebbe convocato i parlamentari che hanno sostenuto la sua mozione: l'occasione sarà utile per fare il punto della situazione e ringraziare tutti per il lavoro svolto, ma non si può non cogliere il segnale di gelo per le dinamiche che si stanno delineando.

Si potranno sondare gli umori degli esponenti dem, visto che sullo sfondo è presente l'insoddisfazione per il merito della questione ma soprattutto per il metodo adottato: la parte di minoranza del Partito democratico non gradisce l'idea di un eventuale pacchetto già chiuso sui capigruppo. L'area Bonaccini accoglie con irritazione la sola ipotesi di uno schema che preveda la scelta di due figure di maggioranza, ovvero vicine a Schlein.

Come riferito dall'Agi, c'è chi fa notare che "questa insistenza su due nomi di maggioranza non c'è mai stata in passato" e pertanto risulta essere "sorprendente". Certamente il finale è tutto da scrivere: la partita non è ancora chiusa, anche perché sia Bonaccini sia il neo segretario del Pd hanno intenzione di concedersi tutto il tempo a loro disposizione per valutare ogni singola mossa.

Secondo l'Adnkronos tra i parlamentari filo-Bonaccini si osserva che "non è con il 'prendere o lasciare' che si può costruire insieme qualcosa di condiviso". Addirittura non viene escluso che salti tutto: "Il rischio c'è ed è la maggioranza, se vuole solo imporre sue decisioni, a metterlo in discussione. Così che gestione unitaria sarebbe?".

Bonaccini prepara il braccio di ferro

Allo stato attuale la maggioranza dem resta ferma sulle sue posizioni: Francesco Boccia al Senato e Chiara Braga alla Camera. Si tratta di due personalità considerate vicine a Elly Schlein. Lo schema non piace per un motivo ben preciso: le motivazioni della preoccupazione vanno trovate nel fatto che si tratta di opzioni bollate come non condivise. La sensazione è che l'accordo sia lontano.

Quello dei capigruppo è un passaggio cruciale: l'unità del partito è a rischio e in questi giorni si lavorerà proprio per evitare una spaccatura nettissima. La scadenza è alle porte e con l'avvicinarsi di martedì cresce la tensione. Il quadro è così incerto che è da ritenere possibile anche una sfida al buio dello scrutinio segreto. L'oggetto del contendere sarebbe la richiesta dell'area Bonaccini di poter contare su uno dei due capigruppo.

L'obiettivo di Schlein resta quello di tenere il Pd compatto, ma le insidie non mancano e potrebbe inciampare a causa di sgambetti interni.

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