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"Punti di sparo per la tutela del Made in Italy". Smontate le bufale della sinistra sui cinghiali

Nessuna caccia indiscriminata ai cinghiali in città: l'avvocato spiega in che direzione potrebbe realmente muoversi il governo Meloni

"Punti di sparo per la tutela del Made in Italy". Smontate le bufale della sinistra sui cinghiali

Ancora una volta, da sinistra arrivano polemiche ostruzionistiche sulle azioni del governo, impegnato a rimettere ordine in un Paese che rischia una pericolosa deriva. In quest'ottica si inseriscono anche le misure per combattere il fenomeno degli animali selvatici nelle città, che non solo sono un segno del degrado del nostro Paese ma rappresentano anche un pericolo per i cittadini. Specialmente i cinghiali che prolificano nelle città, a partire da Roma, costituiscono un elemento di rischio sia per i pedoni che per la circolazione. Da sinistra parlano strumentalmente di "caccia" al cinghiale in città ma la misura pensata dal governo non ha alcuna attinenza con l'attività venatoria.

"In Italia innanzitutto i cinghiali negli ultimi anni sono aumentati enormemente di numero per diversi motivi: per la loro natura riproduttiva diversa dagli altri animali, per la quasi totale assenza di predatori e per la loro necessità di cercare sostentamento altrove di fronte a un impoverimento dell’ambiente", ha premesso l'avvocato Antonio Bana, esperto in legislazione sulle armi e presidente Assoarmieri e del centro studi di diritto europeo su armi e munizioni. L'avvicinamento dei cinghiali, come sottolineato anche dall'avvocato Bana, è in parte imputabile a errori delle amministrazioni, in particolare per quanto concerne il caso di Roma, dove "trovano cibo in abbondanza. Rifiuti organici, prodotti orticoli, avanzi di cibo. Inoltre non sono minacciati da una attività corretta preventiva di caccia".

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Fatta questa premessa, il legale avverte: "Non immaginatevi che ora, con le nuove norme, ci sia una attività venatoria non organizzata e si possa davvero sparare appena si vede un cinghiale che circola per strada. Ovviamente questo non è vero". Infatti, Antonio Bana spiega che "quello su cui bisogna lavorare è l’individuazione di zone apposite in cui far defluire gli animali in cui fare operare persone esperte". L'idea che chiunque sia in possesso di un fucile possa sparare al cinghiale in città, in mezzo alla strada, è quanto di più lontano possibile dalle intenzioni della nuova norma che il governo si appresta ad approvare. E anche in relazione al consumo della carne di questo tipo di selvaggina, ci saranno norme precise prima di portarla sul banco alimentare, "attraverso una preventiva analisi degli istituiti zooprofilattici e dei veterinari che dovranno acconsentire alla possibilità di creare una filiera alimentare, così come avviene in tutti i Paesi europei".

L'impianto previsto dal governo non è una novità in Italia. Nonostante la sinistra dimostri in tal senso la sua ignoranza, l'avvocato Antonio Bana ricorda che in provincia di Bergamo, a "seguito del manifestarsi del problema dei cinghiali per le coltivazioni di frumento e vitigni che sono parte di un Made in Italy e di una agricoltura da tutelare, si sono creati dei punti sparo nelle zone fuori dai paesi". Queste aree si trovano anche in prossimità dei centri abitati "ma con una mappatura delle stesse dove - previa iscrizione di cacciatori abilitati - si è consentito l’abbattimento di cinghiali con una apertura h24 dei centri di verifica e dei centri di distribuzione della carne da selvaggina per chiudere il cerchio in una filiera alimentare corretta".

L'idea è diametralmente diversa rispetto a quella che la sinistra vuole far passare.

"Non è un Far West, non è una caccia all’arma bianca nel modo più assoluto, è un contenimento programmato e che soprattutto ha un valore alimentare, ha un valore di salute, un valore di tutela ambientale", ha concluso l'avvocato Antonio Bana.

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