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Quei paladini stonati che odiano il privato

Il Codacons e il "Fatto quotidiano" sbagliano bersaglio quando attaccano il nuovo treno Italo e l’Alitalia. Quei patrioti del Nord che sfidano il governo

Quei paladini stonati  che odiano il privato

Non tutte le differenze sociali sono inique e se lo sciagurato comportamento dei tesorieri della Margherita e della Lega ha suscitato una sana indignazione nell’opinione pubblica, oggi sbaglia bersaglio chi cavalca quest’onda non per attaccare i privilegi che lo Stato ha distribuito (e non ci si riferisce soltanto al finanziamento pubblico dei partiti), ma per condannare il fatto stesso che qualcuno abbia di più e viva meglio.
Per questo non convince l’iniziativa di Carlo Rienzi, responsabile del Codacons, che ha montato una polemica contro il nuovo treno ad alta velocità Italo, accusandolo di impedire ai viaggiatori con biglietto economico di accedere ai vagoni a prezzo superiore e costringendoli a osservare gli altri viaggiatori solo attraverso i finestrini.
La vicenda, che a detta dell’impresa ferroviaria è largamente infondata, è sintomatica di una cultura diffusa. Nel suo consueto populismo, il Codacons ha puntato il dito contro una presunta «discriminazione» d’antan in stile Titanic, come se le diversità di trattamento non siano strutturali a ogni contesto di mercato: come quando al ristorante si sceglie l’aragosta invece del pesce azzurro.

Combattere le caste di Stato è altra cosa che avversare ogni diseguaglianza: tanto più che a ognuno di noi sarà capitato di comprare un biglietto ad alta velocità di seconda classe (meno comodo, senza giornale e senza caffè) invece che uno di prima, e questo perché si è preferito risparmiare la differenza invece che ottenere un prodotto migliore.

Per ragioni analoghe appare stonato pure l’attacco che Il Fatto quotidiano ha portato ai soci di Alitalia, che potrebbero ricevere biglietti aerei molto scontati: per sé e i propri familiari. Siamo dinanzi a un moralismo irragionevole, poiché è abbastanza consueto in ogni impresa che vengano riconosciuti benefit. Può darsi che sia una caduta di stile, ma l’impresa è privata e quindi il modo in cui è gestita ha poco ha a che fare con i diritti di tutti noi.
Bisogna insomma non confondere Stato e mercato, avvertendo la distanza che separa i 600mila euro annui versati a un burocrate di Stato e l’analoga somma che può ricevere il manager di un’impresa di mercato. Nel primo caso, infatti, non esiste alcun meccanismo che possa aiutarci a ricondurre quel reddito a risultati tangibili, mentre nel secondo caso - pur tra mille difficoltà e imperfezioni - se una società fa un investimento del genere in linea di massima ritiene che i benefici sopravanzeranno gli oneri. A dispetto dei risultati calcistici di quest’anno, non è assurdo il super-stipendio attribuito dal Barcellona a Messi o dal Milan a Ibrahimovic: e quello che vale per il calcio vale pure per la gestione aziendale (quali che siano le obiezioni che si possono avanzare su taluni aspetti del diritto societario).

È senza dubbio vero che uno tra i maggiori guai dell’Italia sta nel fatto che il confine tra politica ed economia è sempre più sottile: e la conseguenza è che nella Casta non troviamo solo politici e burocrati, ma anche e soprattutto ampi settori di un mondo imprenditoriale in troppi casi incapace di reggere sulle proprie gambe e abilissimo a usare la coazione pubblica (protezionismo, regolazione, aiuti pubblici, privatizzazioni a proprio favore, eccetera) per il proprio arricchimento. Nonostante questo, è comunque necessario distinguere tra l’ingiusto vantaggio ottenuto da quanti, ad esempio, sono andati al Sud a fingere di «fare impresa» solo per intercettare soldi pubblici e chi invece ha costruito ricchezza sul mercato producendo beni premiati dai consumatori.

I ben noti personaggi (da Colaninno a Montezemolo alla Marcegaglia, per citare solo i più noti) che sono alla testa delle due società private del trasporto aereo e ferroviario, possono riuscire odiosi a molti: per più di un motivo. Va aggiunto che entro una realtà come quella italiana è difficile avere successo senza godere di legami con la politica e quindi senza ricevere favori e privilegi. Ma è su queste ultime questioni che deve concentrare la propria attenzione chi voglia tenere sotto tiro i maggiori soggetti della vita economica. Criticare il modo in cui è nata la nuova Alitalia è altra cosa che favorire un crescente risentimento sociale.


In questo senso, le due vicende ricordate sono sintomatiche, perché aiutano a capire quanto sia forte in Italia un classismo ben poco interessato a rimuovere le vere ingiustizie. È davvero il caso di cambiare registro.

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