«Il ministro Lupi immagina di gestire il ministero come una bottega e ha operato un ricatto politico nei miei confronti». Per Vincenzo De Luca, sindaco di Salerno e - sulla carta - viceministro delle Infrastrutture, la sua è un'incompatibilità virtuale non essendo ancora stato siglato il decreto che ne stabilisca le competenze. «Un secondo dopo (le dimissioni da sindaco, ndr) ci sarà la mia massima disponibilità», gli aveva fatto sapere il titolare delle Infrastrutture. Ma «Vicié», come lo chiamano i detrattori salernitani, ha risposto picche: «Perché i ministri Zanonato e Delrio hanno avuto le deleghe ancor prima di dimettersi da sindaco e io no?».
Quello che appare come l'ennesimo incidente di percorso del governo Letta, rischia di trasformarsi in una faida tra due fazioni politiche: il «ciellino» Lupi (traslocato in Ncd assieme al collega Formigoni) contro il «neorenziano» (ed ex-dalemiano) Vincenzo De Luca. Come ha ricordato il sindaco martedì sera a Matrix il ministero delle Infrastrutture è «il maggior comparto di spesa per investimenti e un uomo libero come me fa paura alle lobby». Nel corso del suo iter la legge di Stabilità sarà accompagnata dalla Nota di variazione del bilancio e, soprattutto, dall'Allegato infrastrutture, la Summa theologica di tutti i cantieri dello Stato.
Nell'ultimo documento, approvato dal Cipe ad aprile, sono elencati ben 59,5 miliardi di euro di opere pubbliche, più altri 12 miliardi di opere in progettazione. Una torta troppo ghiotta per lasciarsela sfuggire. Secondo De Luca, i cantieri in corso tra Anas e Ferrovie valgono 10 miliardi che sono anche il costo complessivo di due grandi infrastrutture come la Torino-Lione e il Terzo Valico. È chiaro che il politico che sblocca le opere acquista evidenti benemerenze che ne garantiscono il proseguimento della carriera. Basti pensare ai 100 milioni che la legge di Stabilità ha trovato per la metro di Padova, la città di Zanonato. Certo, De Luca potrebbe meglio far valere le sue ragioni se anche lui fosse scevro da qualsiasi contestazione. E invece a Salerno qualche gatta da pelare ce l'ha anche lui. Come il Crescent, il megacomplesso sul Lungomare da 150 milioni che sorge su un'area demaniale ceduta per 20 milioni e posta sotto sequestro per abuso d'ufficio e falso in atto pubblico. La contigua piazza della Libertà, costata 30 milioni (oltre a 12 milioni di fondi europei), è crollata e inutilizzabile. E anche la stazione marittima - progettata da Zaha Hadid - è un'incompiuta costata 20 milioni.
Anche altrove, però, Lupi & C. puntano alto. Perché a Milano, ma non solo a Milano si gioca una delle partite più ghiotte dei prossimi anni: quella sull'Expo del 2015 ed è noto quanto siano proverbiali gli appetiti dei ciellini sulle torte da spartire. Interessi ovviamente legittimi su un business che vale 1,310 miliardi di euro solo di investimenti pubblici e la cui maggior parte (oltre i 40mila euro) sarà assegnata tramite gara. Ma certo per navigare in questo mare magnum l'appoggio di un politico amico vale più della manna dal cielo. Se non altro per orientarsi in una selva di burocrazia e opportunità. E non a caso quella ingaggiata dall'allora governatore lombardo e plenipotenziario ciellino Roberto Formigoni fu una battaglia senza esclusione di colpi. Addirittura contro Letizia Moratti sindaco di Milano e allora anima di un'Expo che solo dopo essere stata vinta contro lo scetticismo di tutti (a destra e sinistra) accese le brame cielline. Gente che la Moratti considerava della sua stessa parte politica e invece si trovò avversaria.
Ma si sa che quando in ballo ci sono gli affari, gli epigoni di don Giussani non guardano in faccia a nessuno. E lì il vero affare più che i padiglioni del cibo era la possibilità di costruire, una volta chiusi i cancelli dell'Expo, un milione di metri quadri. E questo Formigoni l'aveva ben capito. Possibilità sfumata ora che il governatore lombardo Roberto Maroni vuol sostituire i palazzi con un nuovo stadio per Inter e Milan e la Città dello sport. Ma la partita non è ancora chiusa. E Lupi, di Milano, ha già fatto capire di voler diventare il prossimo sindaco. Giusto in tempo, fra l'altro, per decidere lo sviluppo urbanistico di une bella fetta di territorio.
Da 29 anni Maurizio Lupi è iscritto all'Ordine dei giornalisti della Lombardia come pubblicista
Sono gli anni in cui Vincenzo De Luca è stato sindaco di Salerno, carica che ricopre tuttora
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