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Quell'appalto ai cugini che imbarazza Delrio

Al Comune di Reggio Emilia una funzionaria del servizio appalti, moglie del cugino dell'allora sindaco Delrio, vede assegnare al marito Paolo Delrio un bando

Quell'appalto ai cugini che imbarazza Delrio

Reggio Emilia - Funzionaria del servizio appalti, cugina dell'allora sindaco Graziano Delrio e socia di una Sas che vinse un bando da 140mila euro per l'ampliamento di una scuola comunale. Lei, Rita Enrica Montanari, cugina acquisita di Delrio, aveva vinto un concorso nel '93, prima che l'attuale sottosegretario diventasse sindaco, ed era funzionaria del servizio appalti. Nel 2009 la società del marito Paolo Delrio, partecipò a una gara al massimo ribasso dove risultò vincitrice del bando per la scuola Allende, sbaragliando la concorrenza di altre 19 imprese invitate.

Con chi ha voluto vederci chiaro, il Comune si è giustificato spiegando che la «Montanari ebbe un ruolo minimale, non essendosi occupata né dell'assegnazione del bando né dell'invito alle imprese». Minimale in che senso? Alle ripetute richieste di due consiglieri, Matteo Olivieri (M5S) e Cristian Immovilli (Ncd), l'amministrazione ieri si è limitata a dire che il suo ufficio «fornì un supporto meramente logistico come la compilazione di lettere». Però ha ammesso, non senza imbarazzo, che la Montanari non comunicò al Comune che deteneva l'1% di quella società come socia accomandataria. Dunque era funzionaria di un servizio appalti, che poi assegnò proprio a lei, in virtù di quella quota detenuta nella società del marito, l'appalto. Poteva Delrio non sapere tutto questo mentre era sindaco? La risposta del Comune è sì: non sapevamo del potenziale conflitto d'interessi. Però nella documentazione fornita ai consiglieri, la qualità di socio accomandatario risulta essere «non incompatibile» con il ruolo di funzionario. Chi lo dice? Il regolamento comunale.

Eppure la materia è disciplinata da norme che dicono il contrario e proibiscono a un dipendente pubblico di detenere quote societarie di società private a scopo di lucro: dal Dpr 3/1957, al testo unico sul Pubblico impiego (Dlgs 165/2001). Quest'ultimo dice che l'ente deve essere informato dell'esistenza di un potenziale conflitto di interessi, vagliarlo ed eventualmente concedere al dipendente il nulla osta. Tutto ciò non è avvenuto. «La cugina di Delrio non segnalò nulla» dicono oggi Immovilli e Olivieri. «Tanto più – aggiunge l'esponente Ncd – che il Comune presenta come giustificazione il regolamento comunale, ma non si è mai visto un regolamento comunale più importante di una legge nazionale». La risposta del Comune, che lascia intravedere un provvedimento disciplinare per la dipendente, sembra scaricare la parente di Delrio al suo destino. Immovilli ha il coltello affilato: «Vi era un conflitto di interesse che non è stato preso in considerazione a livello dirigenziale e politico». Il Comune, di cui Delrio era sindaco infatti, avrebbe dovuto verificare con una semplice visura la composizione societaria della ditta che vinse l'appalto, ma non segnalò nulla. Perché? Può forse reggere il teorema che Delrio poteva non sapere? La società dei cugini di Delrio aveva rapporti consolidati col Comune dal '97, che gli hanno fruttato affidamenti diretti per oltre 790mila euro.

Possibile che nessuno sapesse che tra i soci c'era una dipendente cugina dell'allora sindaco? Di quello stesso Delrio che qualche giorno fa è finito nella bufera fa per le dichiarazioni del suo vecchio assessore, Franco Corradini, cacciato dalla giunta per aver detto ciò di cui tutti erano a conoscenza: l'assunzione come dirigente di Massimo Magnani, parente di Delrio.

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