Milano - Trasferire i medici obiettori di coscienza e promuovere bandi riservati ai soli medici abortisti. La proposta choc arriva dal Pd in Lombardia, come soluzione per combattere il grande numero di ginecologi, ma anche di anestesisti e di ostetriche che non se la sentono di praticare l'aborto e ricorrono così all'obiezione di coscienza garantita dalla legge. L'idea è di destinarli ad altre strutture per rendere gli aborti più facili. «Una discriminazione» protestano dal Pdl.
Si commenta spesso che praticare l'aborto è sempre un dramma anche per le donne che decidono di farlo. Meno si riflette su quanto possa essere contro coscienza per le persone che hanno scelto la professione medica, con convinzioni e obiettivi ben lontani, spesso addirittura opposti, rispetto a ciò che prevede quell'intervento classificato come IVG, interruzione volontaria della gravidanza.
Adesso, a far tornare d'attualità il tema in Regione Lombardia è il numero dei medici obiettori. A Milano, in un ospedale come il Niguarda, la percentuale di ginecologi obiettori è dell'85,7 per cento. E in alcuni ospedali lombardi, undici sul totale di sessantatré, a rifiutarsi di praticare l'aborto è il 100 per cento dei medici. In Valtellina, nel Bresciano, ma anche a Cremona, Lodi e nell'hinterland di Milano (è il caso dell'ospedale Bassini di Cinisello Balsamo), ci sono strutture in cui nessun medico ritiene in coscienza di poter praticare l'aborto.
Casi, soprattutto a Milano, dove il Niguarda è un unicum. La media lombarda degli obiettori è del 67,8 per cento. La percentuale consente comunque di effettuare gli aborti che vengono richiesti, anche perché nelle strutture in cui l'obiezione di coscienza è totale, già intervengono i «contrattisti», abortisti chiamati a prendere il posto degli obiettori. Ma i numeri sollevano interrogativi pesanti sul dramma dei medici.
Una situazione che il Pd (o almeno una parte) progetta di combattere con leggi che convincano gli obiettori a cambiare idea o almeno a farsi da parte per lasciar spazio a persone disponibili a praticare aborti. «La necessità è quella di creare bandi su progetto per l'assegnazione di ore di attività medica finalizzate alle interruzioni volontarie di gravidanza e di prevedere forme di mobilità del personale per riequilibrare nelle diverse strutture il numero di obiettori e non obiettori e garantire così l'applicazione della legge 194» è la proposta della vicepresidente del consiglio regionale, la pd Sara Valmaggi.
«Una discriminazione» replicano dal Pdl.
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