Intorno a mezzanotte, concluse le dichiarazioni di voti dei diversi gruppi parlamentari, è iniziata in Aula la chiama nominale per la fiducia al governo, che si è conclusa con 169 voti a favore e 139 contrari, confermando la fiducia al premier.
Dichiarazioni di voto
Il Movimento 5 Stelle ha approfittato delle dichiarazioni di voto per annunciare due mozioni di sfiducia, contro i ministri Guidi e Poletti, in un intervento che poco è piaciuto al Partito Democratico. Il capogruppo Pd, Luigi Zanda l'ha definito "povero di contenuti" e "ricco di insulti".
Paolo Romani, presidente dei senatori di Forza Italia, ha confermato il no alla fiducia, per dire però che Renzi potrà contare sul partito per "un percorso di riforme condiviso". Maurizio Sacconi, capogruppo del Nuovo Centrodestra, ha spiegato che "le emergenze della nazione" motivano il sì del suo partito.
Le parole di Renzi
Nella sua replica nell'Aula del Senato, prima delle dichiarazioni di voto, Matteo Renzi si è scagliato contro quanti gli chiedevano "un doppio registro", facendo i nomi di Lega e Gal e difendendo il tono utilizzato nel suo discorso. "Saremo gli stessi, trasparenti, non chiedeteci di essere diversi qui e fuori, anche perché a differenza di altri siamo capaci di stare ancora in mezzo alle persone".
Nella sua replica, il premier ha chiesto se, sul Mezzogiorno, erano meglio "gli impegni verbali e i disimpegni sostanziali degli ultimi decenni", rispondendo così a chi gli faceva notare che il tema non era stato trattato nel suo intervento.
"La maggioranza degli interventi - ha ammesso Renzi - sono stati puntuali, sia dalle due forze politiche che sosterranno il governo e parzialmente dalle opposizioni". E ha aggiunto: "Dagli interventi trarremo elementi spero significativi".
Ricordando l'assassinio di Teresa Buonocore, donna uccisa a Napoli per avere denunciato lo stupratore della figlia, il premier ha assicurato che "subito partirà l'autorità anticorruzione, per non lasciare un centimetro di spazio a chi parla ma non mantiene un impegno".
Quanto accaduto nelle ultime settimane, ha detto Renzi ai senatori, è "un'accelerazione che può essere apprezzata o meno, ma che nasce dal bisogno di dare risposte concrete".
Ha poi citato Napolitano, che chiedeva nel giorno della sua conferma "ai partiti di farsi carico del processo di riforme", chiedendo di realizzarle per rispetto al Presidente. "L'obiettivo è il 2018 e lo confermiamo - ha concluso -. Verificheremo subito se è un bluff o no".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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