La "retromarcia" su Roma

Che succede a Beppe Grillo e al Movimento 5 Stelle? La marcia su Roma, la retromarcia su Roma, i golpe, con e senza virgolette, i militanti disorientati in giro per la capitale, il comizio annullato, l'agitata conferenza stampa, il tentativo di presentarsi insieme come vittima e possibile leader della sinistra in via di dissoluzione... Che caos. L'ex comico pare aver accusato il colpo della rielezione di Napolitano. In effetti, il Movimento, giunto a Roma per rivoluzionare la politica, in questo momento può vantare «zero tituli». Pur avendo una montagna di voti, e la forza parlamentare per essere decisivo, Grillo rischia di incassare, oltre al Napolitano bis, uno sgradito governo di larghe intese della durata di almeno due anni (sulla carta). Un tempo forse sufficiente a disinnescare le velleità del Movimento, se i «vecchi» partiti saranno capaci di dare buona prova di sé trovando un accordo su cose semplici ma indispensabili per il Paese.

L'elettorato di Grillo convinto di sovvertire le regole del gioco si trova così diviso tra la fiducia incrollabile nel guru («è quello che voleva, tempo dodici mesi e torniamo alle urne a eleggere direttamente il capo dello Stato») e la sfiducia montante nel guru («non è capace di incidere, ha detto di no a tutto e tutti, ma lo hanno già messo all'angolo, è stato un voto

sprecato»). Nelle prossime ore vedremo chi ha ragione. Molto dipende da Napolitano. Tuttavia la reazione scomposta a questo decisivo passaggio istituzionale lascia credere che Grillo abbia subito una prima, grave sconfitta.

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