"Ricatto? La politica s'interroghi". Toti spiega i motivi delle sue dimissioni

Il governatore dimissionario fa notare come sia il gip sia il Riesame scrivono "che la reiterazione del reato è direttamente collegata alla permanenza in carica del governatore della Liguria". Ora la battaglia elettorale

"Ricatto? La politica s'interroghi". Toti spiega i motivi delle sue dimissioni
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Giovanni Toti ritorna a commentare leggermente più a freddo le dinamiche che lo hanno spinto a rassegnare le dimissioni come presidente delle Regione Liguria come atto che poi avrebbe contribuito alla revoca dei suoi arresti domiciliari che erano in vigore da quasi tre mesi. È stato un "ricatto" quello messo in atto dai magistrati di Genova? L'ex governatore tenta di spiegare il concetto in questo modo: "Il ricatto è una brutta parola, ma non c'è dubbio che per la prima volta politica e giustizia hanno un episodio molto chiaro e delineato - racconta in un'intervista rilasciata a Rtl 102.5 -. Sia il giudice per le indagini preliminari sia il tribunale del riesame scrivono con precisione che la reiterazione del reato è direttamente collegata alla permanenza in carica del governatore della Liguria".

Toti aggiunge del resto come non si possa "tenere in carcere o agli arresti domiciliari una persona per un'ipotesi generica che egli possa tornare a delinquere, occorre che ci sia uno specifico momento e rischio delineato". Dunque quei criteri di attualità e concretezza che la legge prevede perché vi sia una reiterazione - ovvero il preciso rischio delineato dai magistrati - "per la prima volta lo collegano alla carica di governatore. Questo è un tema che riguarda la politica più che la mia posizione individuale che si è risolta con le dimissioni - rileva Toti -. Dopo di che la politica si deve interrogare". L'ex parlamentare europeo ritiene infatti che pensare a una reiterazione del reato "di fronte a un'inchiesta di questa natura, la mole di controllo, era poco ipotizzabile. Eppure questa è stata la posizione dei magistrati e siccome la legge lo consente e le leggi le fa il Parlamento, io credo che di questo se ne debba occupare il Parlamento della Repubblica".

Il prossimo 5 novembre partirà il processo a suo carico per corruzione, ma lui si dice assolutamente fiducioso che si possa chiarire tutto: "Da un punto di vista morale la vicenda è stata pesante e sarà lunga". Anche se "i contorni di questa vicenda non mi hanno convinto dall'inizio e spero che non convincano neanche i magistrati. Spero che su quello che è successo la politica si possa anche interrogare, anche perché i confini fra politica e giustizia sono molto confusi e problematici". Infine il futuro personale: "Dopo questa esperienza, la mia esperienza da governatore di Liguria finisce qui - annuncia -.

Per le prossime elezioni vedremo una importante lista civica, che è un movimento molto importante con ampi consensi. Se ci sarà il mio nome sopra, dipenderà dall'utilità, dagli altri partecipanti, dalla scelta che faremo con gli alleati sul prossimo candidato".

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