Rischio batosta su Iva e accise per risolvere il pasticcio Imu

Il governo Letta studia un nuovo aumento degli acconti fiscali e il rincaro di gas ed energia. Letta irritato per la figuraccia. Lupi: "Stiamo cercando soluzioni"

La pagina del modello F24 alla voce Imu
La pagina del modello F24 alla voce Imu

Roma - Un altro aumento degli acconti fiscali - in questo caso l'acconto Iva - per risolvere il pasticcio dell'Imu? Non è escluso. Mentre Fabrizio Saccomanni è a Washington per incontrare gli altissimi papaveri del Tesoro americano, della Federal Reserve e del Fondo monetario internazionale, il povero ragioniere generale dello Stato, Daniele Franco, è alla disperata ricerca di almeno 200 milioni di euro per evitare la figuraccia dell'Imu a metà (anzi, al 40%) sulla prima casa nei Comuni che hanno aumentato l'aliquota dell'imposta rispetto alla base del 4 per mille. Tagli di spesa, neanche a parlarne (siamo a dicembre, che cosa tagli?). Non resta che affidarsi a Sant'Acconto. Avendo già aumentato a dismisura gli anticipi a carico di banche e assicurazioni, non resta che tosare l'Iva. L'acconto dell'88%, che si paga entro il 27 dicembre, potrebbe dunque aumentare di qualche punto.
Negli Usa, Saccomanni dice che l'Italia è «sulla buona strada» per la ripresa dell'economia e sta facendo «passi avanti» sul debito pubblico. Sarà. A Roma, però, il marasma è totale. Il termine per la pubblicazione delle delibere comunali sull'Imu scade il 9 dicembre, e il Tesoro non sa ancora con precisione quante amministrazioni comunali hanno aumentato l'aliquota dell'imposta sulla prima casa. Roma, con perfetto tempismo, lo ha fatto il 30 novembre, ultimo giorno utile per le delibere. Ma dei piccoli Comuni si sa poco o nulla. I 200 milioni aggiuntivi potrebbero anche non essere sufficienti.
I Centri di assistenza fiscale (Caf) che assistono i contribuenti nei calcoli delle imposte, sono in allarme: il rischio di errori, visti i tempi assai stretti e l'incertezza dominante, è altissimo, così come il rischio di contenziosi col fisco. Ma non basta. Ci sono anche da considerare gli strascichi dell'abolizione della prima rata Imu, quella di giugno. Siccome la copertura di quella cancellazione è parzialmente saltata, anche per colpa dello Stato, è scattata la clausola di salvaguardia che prevede l'aumento degli acconti Ires e Irap a capo delle società di capitali. E resta il forte rischio di un aumento delle accise su gas, energia e alcolici a partire dal 2015.
Il caos dell'Imu sta facendo saltare i nervi di molti, a Palazzo Chigi e dintorni. Raccontano di un Enrico Letta irritato: dopo aver rinunciato a più di 4 miliardi di gettito Imu, si ritrova a fare una figuraccia per un paio di centinaia di milioni. Il danno d'immagine è gravissimo. I ministri alfaniani vengono presi in giro per il loro supposto ruolo di «cani da guardia» anti-tasse. «Stiamo cercando soluzioni per superare la confusione», ammette il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi. Comuni e governo si rimpallano le responsabilità, con Roberto Maroni che sostiene i Comuni, e il ministro della Pubblica amministrazione Gianpiero D'Alia che lamenta la mancata collaborazione degli enti locali.
E non è finita qui. Anche il decreto sulla rivalutazione delle quote di partecipazione al capitale della Banca d'Italia sta provocando vivaci polemiche.

«Il provvedimento va rivisto», dice il democratico Luigi Bobba, componente della commissione Bilancio della Camera, ricordando che sul decreto sono emersi rilievi da parte di Matteo Renzi e della Cgil. Sel parla di «regalo alle banche». Guido Crosetto, coordinatore di Fratelli d'Italia, chiede al presidente Napolitano di intervenire: «Quale urgenza c'è di privatizzare Bankitalia con decreto»?

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