Interni

“Una riserva da 10mila uomini in caso di guerra”: cosa rivela proposta di Crosetto

L’idea dell’ammiraglio era già stata lanciata dal ministro della Difesa: “Tanti gli impegni per le forze armate, servono almeno altri 10 mila militari”

“Una riserva da 10mila uomini in caso di guerra”: cosa rivela proposta di Crosetto

Ascolta ora: "“Una riserva da 10mila uomini in caso di guerra”: cosa rivela proposta di Crosetto"

“Una riserva da 10mila uomini in caso di guerra”: cosa rivela proposta di Crosetto

00:00 / 00:00
100 %

Tanti gli impegni per le forze armate, sempre di più le criticità a livello internazionale. Dal Medio Oriente all’Ucraina, passando per il Mediterraneo allargato e l’operazione Strade sicure in Italia: sono tanti i fronti aperti e per questo serve più personale in uniforme secondo il capo di Stato Maggiore della Difesa, ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone. Ma non è tutto. Per l’esperto, occorrerà anche "una riserva ausiliaria dello Stato impiegabile in tempo di guerra o di crisi internazionale".

Intervenuto in audizione alle commissioni congiunte Esteri e Difesa del Senato e della Camera che stanno esaminando il Documento programmatico della Difesa per il triennio 2023-2025, Cavo Dragone ha confermato che la Difesa sta valutando la "progressiva attivazione di una riserva ausiliaria dello Stato, costituita da personale proveniente dal mondo civile e da pregressa esperienza militare". Una riserva che, come anticipato, potrebbe essere impiegabile in tempo di guerra o di crisi internazionale, così come in caso di stato d'emergenza deliberato dal Governo ovvero per emergenze di rilievo nazionale, basti pensare agli eventi calamitosi.

Nel documento in esame viene citata una "revisione dello strumento della Riserva, integrando la Riserva selezionata con una ulteriore aliquota di completamento, detta 'Riserva Ausiliaria’, la cui consistenza autorizzata è fino a 10.000 unità". Cavo Dragone ha rimarcato che sono previsti periodi di addestramenti non invasivi, mirati ad aumentare le capacità operative, e che i riservisti potrebbero non essere inviati in prima linea: “Se si alimentano le seconde linee ci sono più militari di professione che possono essere impiegati nelle zone più a rischio”.

Non si tratta di una novità. L’idea era già stata messa sul tavolo qualche giorno fa dal ministro Guido Crosetto in audizione e davanti alle commissioni Difesa della Camera e Affari Esteri e Difesa del Senato. Citando gli esempi di Israele e Svizzera, il titolare della Difesa aveva parlato di addestramento costante dei riservisti: “Si tratta di una sfida più parlamentare che di ministero, perchè la riserva più facile da attivare è quella delle forze di polizia, coloro che sono già formati ad attività di sicurezza". Uno spunto apprezzato da Cavo Dragone, che ha sottolineato come il gap eventualmente da colmare sarebbe residuale.

Nel corso del suo intervento in audizione, Cavo Dragone ha posto l’accento sulla necessità di più personale in uniforme, almeno ulteriori 10 mila rispetto ai 160 mila complessivamente previsti. Il pericolo è legato principalmente all’acuirsi delle tensioni esistenti, a partire dalla crisi di Gaza: “Altri passi in questa direzione sono di evidente necessità.

Anche il modello a 160mila militari è ampiamente superato dalla realtà e realisticamente dobbiamo considerare almeno 10mila unità aggiuntive per il futuro”.

Commenti