Sala (indagato) si mette in trincea. Meloni: dimissioni non automatiche

Il premier: "Non cambio parere in base al partito". Fontana: "Allora avrei dovuto farmi da parte anche io". Tancredi pronto a lasciare

Sala (indagato) si mette in trincea. Meloni: dimissioni non automatiche

Un'altra bomba su Palazzo Marino, dopo le perquisizioni e richiesta di arresti domiciliari per l'assessore alla Rigenerazione urbana anche il sindaco Beppe Sala si scopre sotto inchiesta. «Allucinante venirlo a sapere dai giornali» si sfoga con il Corriere. La vicepresidente del Senato di Forza Italia gli dice «benvenuto nel club». É una giornata lunghissima e tesa. Sala arriva a Palazzo riunisce la giunta intorno alle 9,30, riceve solidarietà dalla squadra, si difende dalle accuse e anche se si è confrontato sull'ipotesi di dimissioni, per ora non sarebbero nell'aria. Il centrodestra e Europa Verde gli chiedevano di riferire in Consiglio comunale già ieri, lui per ora si chiude in trincea, prende tempo per raccogliere informazioni e avere un quadro più preciso per difendersi in aula. Verdi e dem fanno pressing invece per le dimissioni immediate di Tancredi. Il partito di Elly Schlein le attendeva già due sere fa. Ieri l'assessore ha avuto un nuovo confronto con Sala e si rivedranno oggi. Come gli consiglierebbe il legale, l'assessore sarebbe pronto a rassegnare le dimissioni prima di presentarsi davanti al Gip il 23. Una parte della maggioranza e probabilmente lo stesso sindaco preferirebbero che arrivasse in carica all'interrogatorio di garanzia per confermare la linea di trasparenza della giunta, ma è rischioso. Dopo 24 ore di silenzio pesante da parte del Pd a tutti i livelli, nazionale e locale, il segretario provinciale Alessandro Capelli dopo una riunione con il gruppo di Palazzo Marino diffonde una nota per confermare il «sostegno al lavoro che il sindaco e tutta l'amministrazione dovranno fare nei prossimi due anni» puntualizzando che bisogna «insistere su segnali di cambiamento necessari» su diritto alla casa o transizione ambientale. «Siamo sicuri che ogni decisione individuale sarà presa a tutela propria e del centrosinistra milanese - aggiunge - e nelle prossime ore continueremo tutti i confronti per capire come rafforzare la nostra proposta per la città». Il Pd vuole ora un uomo di fiducia sulla casella dell'urbanistica, magari il consigliere Pd Filippo Ceccarelli.

Sala si difenderà dalle accuse lunedì in aula ma ieri in Consiglio comunale e prima in piazza Scala è andata in scena la protesta-show di Lega e Fratelli d'Italia, con cartelli «Dimissioni, Sala e la giunta liberino Milano» o scatole di cartone «per il trasloco». Presenti tra gli altri la vicesegretaria della Lega Silvia Sardone che si conferma garantista, «per me Sala doveva andare a casa già mesi fa perchè l'unica cosa per cui verrà ricordato sono le piazze tattiche», e nel merito sulle inchiste «non può dire che non sapeva, già che aspetti lunedì per fare una dichiarazione è preoccupante». Proteste accese dai leghisti Alessandro Verri e Samuele Piscina. Il capogruppo FdI Riccardo Truppo con i consiglieri Enrico Marcora, Francesco Rocca, il coordinatore cittadino Simone Orlandi sottolineano che la città «è ferma da anni, dove troveranno la serenità per gestire le Olimpiadi o la vendita di San Siro?». Sardone, poggia uno dei cartelli sullo scranno del sindaco, assente in aula, come Tancredi. Per dare un segnale di compattezza sono presenti invece nove assessori, un evento visto che di recente anche il Pd ha dovuto protestare per la latitanza della giunta dall'aula.

Forza Italia e Noi Moderati non partecipano alla doppia protesta per chiedere le dimissioni. E il capogruppo azzurro Luca Bernardo durante il suo intervento ribadisce «la posizione garantista del partito ma sottolinea «la necessita' di un cambio di passo» ed è «importante intervenire in modo costruttivo. Forza Italia e' pronta a fare la propria parte con lucidità, senza limitarsi alla polemica», propone una ricetta in sei punti, a partire da una commissione speciale sui progetti urbanistici nel mirino. Per il capogruppo dei Verdi Tommaso Gorini «bisogna fare chiarezza perchè le accuse sono gravi e si è creata una frattura». La capogruppo Pd Beatrice Uguccioni esprime «pieno sostegno a Sala» e al centrodestra dice, «pronti ad un dibattito politico senza fare sconti a nessuno, per primi a noi stessi».

Il governatore leghista Attilio Fontana si dissocia dalle richieste di dimissioni, «sono garantista sempre non a giorni alterni, quello che valeva per me deve valere per gli altri. Io sono stato indagato e poi archiviato, allora avrei dovuto dimettermi il giorn dopo aver ricevuto l'avviso di garanzia?». E in serata anche il premier Giorgia Meloni al Tg1 afferma: «Penso che la magistratura debba fare il suo corso e, per quello che riguarda Sala, non sono mai stata convinta che una avviso di garanzia porti l'automatismo delle dimissioni.

Credo che siano scelte che anche il sindaco debba fare sulla base della propria capacità in questo scenario di governare al meglio. Non cambio posizione in base al colore politico dell'indagato». E Schlein telefona a Sala per esprimergli «solidarietà e vicinanza». Qui traballa il campo largo con il giustizialista Giuseppe Conte (M5S).

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