Sale il pressing dei piccoli partiti per ammorbidire l'Italicum

Carroccio preoccupato perché il "salva-Lega" non offre alcuna garanzia. Sel impegnata a limare la soglia del 4,5%. Ncd insiste per le candidature multiple

Sale il pressing dei piccoli partiti per ammorbidire l'Italicum

La quiete prima della tempesta. Per il momento la trattativa è stata messa in pausa e con essa il pressing dei «piccoli» per la sopravvivenza. Sotto traccia, però, nei corridoi di Montecitorio, si continua a parlare di possibili modifiche al ddl elettorale appena giunto in aula, in attesa che la discussione riprenda il prossimo 11 febbraio, ovvero martedì della prossima settimana. Un dibattito che durerà 22 ore - tanto è stato concesso dalla presidenza - e alla fine del quale si proverà a tagliare il traguardo del voto entro la settimana.
Restano quindi una decina di giorni per cercare di ottenere modifiche all'Italicum. Nel mirino ci sono soprattutto le soglie di sbarramento, in particolare quella del 4,5% per chi sta in coalizione. Ma si continua anche a parlare del «salva-Lega», delle candidature multiple in più collegi richieste dal Nuovo Centrodestra e delle preferenze su cui continua a spingere sempre Ncd (ma sulle quali non sembra disposta a fare una battaglia sanguinosa). Oltre alle primarie facoltative di Stato (ovvero tutti i cittadini pagherebbero i costi delle primarie per i partiti che vogliono farle...). Per il momento lo stesso Silvio Berlusconi tiene duro e insiste per chiudere a qualunque modifica e tentazione di un ammorbidimento della soglia di sbarramento per i partiti coalizzati. Bisognerà vedere, però, come si svilupperà il dibattito sulla questione Lega.
Il Carroccio resta molto tiepido sulla questione della norma. Il motivo? La prima formulazione risultava essere sostanzialmente un «salva-niente» visto che se si impone il superamento del 9% in 3 regioni, al di là di Lombardia e Veneto non esiste una terza regione nella quale il Carroccio possa aspirare a raggiungere questa percentuale (in Piemonte 1 aveva preso il 3,26, in Piemonte 2 il 6,22; in Friuli alle Politiche era al 6,7%). Sono quindi in corso di valutazione soluzioni alternative. Pare che Forza Italia abbia provato a mettere in campo una proposta che premierebbe chi supera l'8% in Lombardia e in un'altra regione. Ma a condizione che la somma della popolazione delle due regioni superi il 20% della popolazione complessiva. La controproposta del Pd sarebbe stata quella di fissare una soglia dell'8% in almeno tre regioni, uniformando così lo sbarramennto a quello delle coalizioni. La Lega, però, con questa soluzione verrebbe comunque estromessa dal Parlamento.
Ci sono, però, altri rumours che circolano. Uno di questi prevede la cancellazione del «salva-Lega» sostituito da un «pass» per il miglior perdente nazionale sotto il 4,5% (in ciascuna coalizione). In questo modo il Pd potrebbe salvare Sel e Forza Italia aprirebbe la competizione tra Lega e Fratelli d'Italia (o forse Ncd). Questa soluzione avrebbe una doppia implicazione. La prima sarebbe quella di mettere la legge al riparo da eventuali obiezioni della Consulta che potrebbe contestare l'eccessivo trasferimento di voti dai partiti minori sotto la soglia verso i partiti maggiori sopra la soglia. La seconda sarebbe quella di spingere la Lega a presentare la sua lista anche in regioni per lei «aliene» pur di tentare la conquista della migliore percentuale possibile a livello nazionale (in base agli ultimi sondaggi il partito di Matteo Salvini oscilla tra il 3 e il 4%). In virtù di questa clausola il Carroccio vedrebbe stravolta la sua carica identitaria e da partito del Nord si trasformerebbe di fatto in un partito nazionale. A meno che non decida di tenere fede alla sua storica missione territoriale, giocandosi le sue carte e andando a caccia di voti nelle sole regioni del Nord.

In ogni caso, al di là delle dichiarazioni di facciata, è evidente, comprensibile e prevedibile che da oggi a martedì infurierà una lotta senza esclusione di colpi per strappare un accordo last-minute «salva-piccoli».
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