Sallusti accolto da una standing ovation

Il direttore del Giornale entra nella sala di un convegno a Milano e riceve un lungo applauso

Sallusti accolto da una standing ovation

Milano - Era appena iniziato il discorso più atteso e importante della mattinata - quello del segretario del Pdl Angelino Alfano - quando ha aperto il portone della sala, nella centralissima corso Venezia. Da una platea affollatissima è partito un applauso. Hanno cominciato ad alzarsi in piedi nelle ultime file, quelli che potevano vedere in mezzo a un nugolo di persone e telecamere. Dato che non era previsto l'intervento dell'ex premier Silvio Berlusconi c'era una sola possibilità: «C'è Sallusti, guarda c'è Sallusti», una signora ha capito al volo quel che stava succedendo e lo ha spiegato al marito ancora intento a guardare verso il palco. Alfano si è interrotto. E per il direttore del Giornale, quei pochi metri percorsi dall'ingresso in sala al suo posto a sedere sono diventati una «standing ovation». Calorosa, forse inaspettata. E - c'è da giurarlo - perfino imbarazzata. Da percorrere vincendo una certa ritrosia ai riflettori.

«Grazie Alessandro, hai messo le tue idee davanti al tuo interesse», così la stretta di mano di Alfano è diventata un abbraccio. Un gesto di solidarietà per l'assurda vicenda di cui il direttore è vittima suo malgrado: l'inedita condanna al carcere per un commento giornalistico - oltretutto scritto da altri - in base a un'anacronistica disposizione penale applicata senza alcun tipo di attenuante e che sanziona una «responsabilità oggettiva». «Non ho parlato e non ho alcuna intenzione di parlare con Renato Farina», ha detto Sallusti rispondendo alle domande dei colleghi a proposito dell'attuale deputato che sotto lo pseudonimo «Dreyfus» ha firmato quell'articolo. Ha spiegato la scelta di non farne il nome: «Se lo avessi “venduto” non avrei più avuto la fiducia dei miei redattori. È curioso che Farina si sia fatto avanti il giorno dopo, ma al magistrato, per sapere chi era Dreyfus, bastava leggere il libro di Farina». La legge «è sbagliata» - ha aggiunto - «però la magistratura aveva la facoltà di applicarla o meno e ci sarà un motivo se lo hanno fatto». Altri direttori sono stati accusati, ma a loro non è stata applicata la pericolosità sociale «e io - ha osservato - non credo di essere più pericoloso di De Bortoli (il direttore del Corriere della Sera, ndr). Di «accanimento e ferocia» ha parlato il governatore lombardo Roberto Formigoni: «La Corte europea dei diritti dell'uomo metta fine a questa assurdità: sono certo che Strasburgo non potrà che fermare questo abominio». Dopo qualche inevitabile scompiglio la discussione ha ripreso a seguire l'ordine del giorno. Sallusti, infatti, non era affatto un ospite imprevisto, nella sede dell'Unione del commercio che ospitava l'iniziativa della Fondazione «Liberamente».


Davanti a una platea di imprenditori e commercianti era stato invitato a moderare una discussione fra gli amministratori regionali del Nord - oltre a Formigoni, anche Renzo Tondo, che con understatement tutto friulano non si è lasciato scappare una battuta, in coda a un ragionamento di Sallusti sull'efficienza di scuole, ospedali e servizi settentrionali: «Io ho fatto costruire anche un carcere, dalle mie parti...». Una battuta, ma non troppo distante dagli umori generali: autentica solidarietà (comprese foto e autografi) però senza rancore o rabbia. Una battaglia serena, insomma, di civiltà e di giustizia. Giusta.

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