Sasha salvata dalle acque, «miracolo» di buona volontà

Il video della cagnetta sottratta alla violenza dell'alluvione è fra i più cliccati in Rete. E ci ricorda che anche gli animali sono vittime delle calamità naturali

Sasha salvata dalle acque, «miracolo» di buona volontà

In catastrofi come quella accaduta in Sardegna, è ovvio che il primo pensiero va alle persone, ai bambini, agli anziani, a chi è rimasto senza casa, alle tribolazioni dei sopravvissuti che hanno perso alcuni molto, alcuni tutto di quanto possedevano. Il secondo pensiero, quando gli eventi catastrofici capitano in zone di particolare rilievo artistico va al patrimonio architettonico. Opere apparentemente incorruttibili, costruite nei secoli dall'uomo, sono distrutte in poche ore, talvolta minuti, ricordandoci ancora una volta quanto effimero sia il nostro operato davanti alla forza della natura e quanto poco facciamo per metterlo in sicurezza prima e non dopo che alluvioni, incendi o terremoti ce lo porti via per sempre.
Ma ci sono altri ospiti di questo pianeta, alcuni liberi e alcuni tenuti in ostaggio, che devono, a loro volta, confrontarsi con le catastrofi naturali. Sono gli animali che attirano l'attenzione in un secondo tempo, soprattutto per l'eventualità che le loro carcasse possano scatenare epidemie. Eppure il pensiero per il proprio cane o gatto, oggi che la sensibilità umana verso di loro è profondamente mutata, non può e non deve trascinarsi dietro alcun senso di vergogna, anzi è dimostrazione di grande civiltà. Appartengono alla famiglia, quindi del tutto lecito pensare a loro, anche in questi frangenti.
Vi racconto un aneddoto personale. Era il luglio del 1971, le tre di mattina e in casa dormivamo io, mia sorella e mia madre. Una scossa violenta e interminabile ci svegliò e mia madre si mise a strattonarci per uscire immediatamente.
Stavo uscendo quando mi venne in mente Rocky, il nostro cocker spaniel. Urlai a mia madre e mia sorella di attraversare la strada e guadagnare i giardini pubblici. Non ho mai avuto la tempra dell'eroe, ma senza Rocky non sarei mai uscito da quella casa, anche se le scosse continuavano. Lo trovai sotto un letto, me lo caricai in spalla e raggiunsi anch'io i giardini dove dormimmo per due notti in una tenda. Se ho rischiato la vita per il mio cane, l'ho fatto istintivamente e senza alcuna velleità di eroismo. Lo farei ancora, senza alcun dubbio, per i miei due gatti. I loro sguardi e il loro affetto mi hanno salvato già molte volte, quando la sera calava pesante e la lotta, con quello che Churchill chiamava il «black dog» (cane nero), si faceva dura. Sono io in debito, non loro.
Parlare di un cane salvato nella catastrofe della Sardegna non è per nulla fuori luogo, come hanno giustamente pensato i proprietari di Shasha, una cagnetta dispersa nei giorni in cui la bomba d'acqua ha reso Olbia un'immensa e profonda palude. Questa volta il Fato ha dimenticato di essere cinico e baro e, grazie alla pubblicazione delle sue foto su Facebook da parte della Lida di Olbia, i padroni di Shasha hanno potuto riabbracciarla.
Il video del salvataggio di Shasha è ai primi posti fra quelli cliccati. L'anziana cagnetta guaisce disperatamente mentre esaurisce le ultime forze nel tentativo di salire su un detrito che sta per essere sommerso del tutto. Di fronte a lei una parete liscia alta diversi metri, impraticabile. A un certo punto, dopo l'ennesimo tentativo di salire sul laterizio, Sasha solleva le orecchie.

Voci di uomini, poi una corda cala dalla parete e una persona scende con cautela, passandola sotto il corpo della bastardina. A pochi centimetri dalla salvezza un applauso liberatorio e una donna che grida «Bravi!». Sì, bravi davvero, perché anche la generosità verso di loro ci rende migliori.

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