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"Lo sciopero dei chierichetti". Ora Bersani pontifica sul giornale del Papa

L'ex segretario del Pd interviene sull'Osservatore Romano. "Il prete che vorrei l'ho già avuto". Ed evoca i tempi andati nella rossa Emilia, tra comunisti e ribellioni in sacrestia

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"Il sacerdote che vorrei l'ho già avuto". Un tempo il lettore dell'Osservatore Romano si sarebbe aspettato di leggere le riflessioni di fini teologi, di vaticanisti ed esperti del mondo ecclesiastico. Oggi invece sulle pagine del quotidiano d'oltretevere campeggia la firma di Pier Luigi Bersani, figura emblematica della sinistra italiana ed ex segretario del Pd. A chiedere un intervento al fu ministro dell'economia è stato peraltro proprio il giornale del Papa, che - attraverso una proposta del direttore Andrea Monda - lo ha inviato a raccontare il suo prete ideale. Il diretto interessato ha chiaramente detto sì, vergando un ritratto alla Guareschi, ma con un retrogusto di cattocomunismo d'antan.

Sull'Osservatore Romano, infatti, l'ex segretario dem ha parlato di due sacerdoti incontrati in passato: un parroco e un professore di religione. Il primo, don Vincenzo, era parroco a Bettola. "In chiesa ancora appeso, seppur sbiadito, l’avviso della scomunica ai comunisti voluto dalla Curia di Piacenza. Alla messa domenicale, ai funerali o alle prime comunioni, sempre presenti un bel numero di comunisti", ha ricordato Bersani, rievocando i suoi trascorsi giovanili nella rossa Emilia. La cosa curiosa è che - come rivelato dallo stesso politico - il suo intervento sul quotidiano della Santa Sede è stato richiesto in occasione della giornata mondiale per le vocazioni. Da quando la Chiesa si affida alle più riconosciute personalità della sinistra per parlare di sacerdozio?

Tra i ricordi di un sagrato "con bambini e adolescenti, maschi e femmine, liberi di giocare a pallone o a rubabandiera" e nostalgie dei tempi che furono, Bersani ha anche rammentato un altro singolare episodio legato a don Vicenzo. "Quando, da chierichetto, gli organizzai contro uno sciopero dei chierichetti per una questione di equità nella distribuzione delle mance, don Vincenzo corse da mia mamma per il timore (giustificato) che mi punisse...", ha scritto Pier Luigi, già ai tempi agitatore di una fanciullesca ribellione da sacrestia. "Il giorno della mia nomina a ministro pensò di interpretare l’orgoglio del borgo suonando le campane. L’unica persona per la quale, nel commemorarne la morte, è stato impossibile alla mia voce vincere le lacrime", ha ricordato ancora.

Per quanto curiosa possa essere la testimonianza, proviamo a immaginarci la reazione dei lettori dell'Osservatore Romano di fronte all'imperdibile amarcord di un ex leader della sinistra nostrana. Poi, il secondo ricordo: quello su don Niso, incontrato ai tempi del ginnasio. "In quegli anni l’unica, assolutamente unica occasione di poter discutere in libertà: l’ora di religione. Un pretesto per cominciare: un fatto di cronaca, un problema scolastico, una frase del Vangelo", ha rammentato Bersani. Quel sacerdote - ha ricordato l'ex segretario Pd - lo convinse ad andare con lui a Firenze a prestare soccorso dopo la grande alluvione. "E così l’anno dopo con l’alluvione nel biellese".

Ci sia consentita una battuta. Una cosa da questa testimonianza crediamo di averla compresa: grazie ai sacerdoti, Bersani ha fatto delle cose condivisibili.

Poi, purtroppo, ha ceduto al lato rosso della forza: quello spostato ostinatamente a sinistra.

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