La Cassazione pone il dubbio che non si possa imporre per legge a una coppia di divorziare se uno dei due ha cambiato sesso. Per questo i supremi giudici hanno chiesto alla Corte Costituzionale di esprimersi sulla legittimità, messa in discussione da una coppia emiliana, della legge che disciplina il cambio di sesso e rende automatico la scioglimento del matrimonio. Con la conseguenza che la Consulta sarà chiamata ad esprimersi sul matrimonio di due donne. E la pronuncia, in caso di esito favorevole al ricorso, potrebbe essere in via di principio un tassello verso le unioni civili gay. È la stessa Cassazione, nell'ordinanza scritta dalla presidente della Prima Sezione Civile Maria Gabriella Luccioli, ad accennare all'esigenza sollevata da più voci di riconoscere i matrimoni tra persone dello stesso sesso. Nell'esprimere dubbi di legittimità sul «divorzio imposto» a chi cambia sesso, la Corte sottolinea come «tale univoca previsione» ignora «il rilievo primario di formazioni sociali in un contesto costituzionale in cui è largamente condivisa l'esigenza di riconoscere le unioni di fatto». Le scelte appartenenti alla sfera emotiva e affettiva costituiscono il fondamento dell'autodeterminazione e «si esplicano al di fuori di qualsiasi ingerenza statuale». Nell'ordinanza la Corte si è espressa sul caso di una coppia cui per legge è stato imposto il divorzio a seguito del cambio di sesso del marito nel 2009.
Passata in giudicato la sentenza di «rettifica» anagrafica, oltre all'annotazione del cambio di nome, l'ufficiale civile ha aggiunto a margine dell'atto di matrimonio che in base all'articolo 4 della legge 164 del 1982 cessavano anche gli effetti civile dell'unione.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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