La mossa che spiazza Anm e sinistra sulla separazione delle carriere

Il Ddl arriverà il Aula il prossimo 11 giugno ma le opposizioni sono già sulle barricate. La Russa: "Non è escluso che si arrivi a quella data avendo concluso il lavoro in Commissione"

La mossa che spiazza Anm e sinistra sulla separazione delle carriere
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La Conferenza dei capigruppo del Senato ha deciso che il prossimo 11 giugno il Ddl sulla separazione della carriere, all'esame della commissione Affari Costituzionali, approderà all'esame dell'Aula. A riferirlo è stato il presidente del Senato, Ignazio La Russa e l'Aula ha confermato il calendario, respingendo le richieste avanzate dalle opposizioni per modificarlo. La Russa, durante il suo intervento, ha poi annunciato di aver invitato "i presidenti di Commissione a un incontro con me per verificare la possibilità di un surplus di impegno". Nei 25 giorni che restano prima dell'approdo in Aula, ha spiegato il presidente, "se c'è un surplus di impegno della Commissione e la volontà dell'opposizione di esaurire l'esame dei restanti emendamenti, 1.300, non è escluso che sia arrivi a quella data avendo concluso il lavoro in Commissione".

Parte delle opposizioni e l'Anm sono saliti sulle barricate. "Esprimiamo la nostra profonda preoccupazione per una forzatura che comprime il dibattito e la discussione su una riforma che cambierebbe il volto della nostra Costituzione. Ridurre il confronto parlamentare significa anche ridurre gli spazi di discussione pubblica, che invece sono necessari in un Paese democratico", si legge in una dichiarazione della Giunta esecutiva centrale dell'Associazione nazionale magistrati. "Il nostro sistema giudiziario - come ribadito in questi giorni anche dall'Associazione europea dei giudici - ha dimostrato più volte la sua efficacia nella lotta contro la criminalità organizzata e la corruzione. E modificarlo in questo modo significa mettere a repentaglio i diritti di tutti i cittadini italiani", conclude la nota di Anm.

Una dichiarazione che nei contenuti rispecchia anche quella di Avs, che in una dichiarazione definisce l'approdo in aula "una grave forzatura, che dimostra l’idea autoritaria che la destra ha del potere. Meloni non vuole modifiche, non vuole confronto, vuole imporre una riforma che non va cambiata neanche di una virgola per lisciare il pelo a Forza Italia. Così si calpesta il Parlamento e si mortifica il ruolo dei parlamentari". Ma il presidente La Russa ha spiegato anche "non è che si vota domani la riforma della giustizia, si vota fra 25 giorni e se c'è ed è la mia moral suasion rivolta a tutti, se c'è un surplus di impegno della Commissione e la volontà dell'opposizione di fare in modo che in 20 giorni si esauriscano i restanti emendamenti che in totale erano 1.

300 (non un numero marginale) non è escluso, anzi io auspico che si arrivi a quella data avendo concluso il lavoro in Commissione. Se fossimo poi a un metro dal traguardo si potrà sempre rivalutare la data della votazione".

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